Egitto sospeso

E’ un Egitto sospeso quello che osservo o in questi giorni durante i quali mi trovo al Cairo. L’energia dei giorni della rivoluzione del 25 gennaio 2011 non c’è piu’. La gente aspetta solo di cap...

E’ un Egitto sospeso quello che osservo o in questi giorni durante i quali mi trovo al Cairo. L’energia dei giorni della rivoluzione del 25 gennaio 2011 non c’è piu’.

La gente aspetta solo di capire che cosa succedera’: dopo il referendum del 14-15 gennaio per l’approvazione degli emendamenti alla Costituzione promulgata dall’ex presidente islamista Mohammed Morsi solo un anno fa; dopo la celebrazione del terzo anniversario della rivoluzione, il 25 gennaio 2014, per cui non si capisce bene chi e per quale motivo forse dara’ vita a nuove proteste di piazza; e infine, dopo l’annuncio della data e dei candidati alle nuove presidenziali e parlamentari.

Il si’ alla bozza di Costituzione sembra scontato, anche se resta l’incognita di una bassa affluenza alle urne che sarebbe davvero un brutto avvertimento per il governo che l’ha appena emendata (e che vorrebbe nuove elezioni politiche in sei mesi). Le strade del Cairo e di Alessandria d’Egitto sono tappezzate di manifesti che invitano i cittadini non solo a recarsi alle urne, ma a votare si’ (si legge: per i diritti delle donne, per un Egitto piu’ equo … ecc).

La vera incognita rappresenta invece la troppo chiacchierata candidatura a presidente del ministro della Difesa, il Generale Abdelfattah El Sisi, l’uomo forte del nuovo governo di transizione al potere dopo che il 3 luglio scorso i militari hanno rimosso il presidente islamista Mohammed Morsi. E’ chiacchierata perchè la faccia del generale appare dappertutto. Dalle copertine delle riviste ai cioccolatini (c’è pure una iniziativa per dare il suo nome alle principali piazze dell’Egitto), e perchè diverse figure importanti ne chiedono ormai la candidatura. Questa volta anche con il benestare della comunità Copta ( i cristiani d’Egitto) che lo sostiene con vigore.

Altri pero’ parlano di un Generale che non avrebbe ancora deciso che cosa fare. Certo, candidarsi in questo momento significherebbe vincere. Perchè gli egiziani non hanno migliori alternative. Ma sarebbe una vittoria debole. In molti in Egitto sono convinti che non riuscirebbe a soddisfare le richieste di pane, libertà e giustizia avanzate dalla rivoluzione e che il popolo ancora rivendica. Non solo. Anche la sicurezza resterebbe (probabilmente ancora per un po’) una questione difficile da risolvere. Questo molto probabilmente lo sa anche lui, il Generale, che non vuole diventare il nuovo bersaglio della frustrazione nazionale.
Quindi, stando a quanto dice la nuova bozza di Costituzione, al ministro della Difesa e’ intanto praticamente garantita l’indipendenza dall’autorità del Presidente, la cui nomina deve essere approvata dal Consiglio Supremo delle Forze Armate nei primi due termini dopo l’adozione della Carta. Questo – ufficialmente – per proteggere i militari da pressioni politiche durante un periodo di transizione come quello che sta attraversando il Paese adesso.

El Sisi dovrà decidere molto presto che cosa fare. Nella Carta costituzionale viene fissato un calendario per le elezioni parlamentari e presidenziali, in base al quale il voto per eleggere i rappresentanti del popolo dovra’ essere convocato almeno 30 giorni dopo l’entrata in vigore della Costituzione e al piu’ tardi entro 90 giorni.

L’ambizione a candidarsi di sicuro c’e’, ed e’ percepibile dalla campagna montata in suo favore. Lui, finora, sulla questione è rimasto vago sia in una intervista con il Washington Post nell’agosto del 2013 e in un’altra con il kuwaitiano El Siyyasa del novembre 2013. Almeno pubblicamente la decisione non e’ stata presa. Ma El Sisi potrebbe ancora lasciare tutti a bocca aperta: decidendo di candidarsi, non candidarsi … o di candidarsi fra qualche anno, dopo quei famosi due termini, piu’ forte che mai (in questo caso soprattutto agli occhi della comunita’ internazionale).

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