Nei prossimi mesi verrà inaugurato un nuovo Consolato Generale italiano a Ho Chi Minh City, la capitale economica del Vietnam, paese con cui Roma condivide ottimi rapporti diplomatici e sempre più rilevante nel quadro del riorientamento della rete diplomatica. Marta Dassù, Vice Ministro per gli Affari Esteri, ci spiega quali sono le maggiori opportunità e come si sta evolvendo la relazione bilaterale tra Italia e Vietnam.
Partiamo dall’apertura del nuovo Consolato a Ho Chi Minh City. Quali sono le principali motivazioni e quali i risultati attesi?
Va detto, anzitutto, che l’Italia ha rapporti politici importanti con il Vietnam contemporaneo: lo scorso anno ha segnato il 40esimo anniversario delle relazioni bilaterali. Va aggiunto che iI Vietnam e’ un paese giovane e dinamico, che aspira a raggiungere un pieno sviluppo industriale entro il 2020. La sua struttura produttiva è caratterizzata dalla forte presenza di PMI, che possono contare su manodopera qualificata: è un tipo di struttura “adatta” alle caratteristiche del business italiano. La classe media è in espansione e include un elevato numero di consumatori al di sotto dei 35 anni (circa il 70% della popolazione), interessati alla qualità e al design del made in Italy. In sintesi: esistono le condizioni perché il Vietnam diventi un mercato importante per le imprese italiane. Sono essenzialmente queste le ragioni per cui abbiamo deciso di aprire un consolato a Ho Chi Minh City, che è la capitale economica del paese, un osservatorio privilegiato per cogliere le opportunità generate da una crescita che è attorno a ritmi del 5%. Il nostro Console Generale, Carlotta Colli, si è insediato da poco più di un mese e l’inaugurazione della Sede avverrà questa primavera.
Più in generale, il riorientamento della rete diplomatica in atto va letto soprattutto in termini funzionali e logistici o rispecchia nuove direttrici di politica estera?
La riorganizzazione della Rete dipende da norme collegate a fasi successive di spending review ma riflette anche l’esigenza di adattare la vecchia Rete diplomatico-consolare ai nuovi equilibri geopolitici ed economici. Tale operazione avviene in un contesto difficile, perche’ il Ministero degli Affari Esteri sta affrontando, da vari anni a questa parte, una forte contrazione di risorse finanziarie ed umane. Rispetto ai principali partner/competitori europei, abbiamo un bilancio ridotto e siamo a ranghi ridotti. Con lo 0,24% del bilancio pubblico e con un organico che e’ circa la meta’ di quello di Francia o Gran Bretagna, non e’ facile condurre una politica estera con aspirazioni globali. In ogni caso, stiamo cercando di ridurre parte della presenza in Europa per spostare risorse verso aree di nuova priorità strategica e verso i mercati emergenti. È questo il criterio che ci ha spinti a decidere l’apertura, oltre che del Consolato Generale a Ho Chi Minh City, anche di quello a Chongqing in Cina e dell’Ambasciata ad Ashgabat, in Turkmenistan. Paesi come la Francia e la Germania hanno a loro volta compiuto una riorganizzazione del genere, ma potendo contare su maggiori risorse.
Quali sono le prospettive della strategic partnership tra Italia e Vietnam?
Il Partenariato Strategico fra Italia e Vietnam è stato istituito nel gennaio 2013 come riconoscimento del rilievo ormai assunto dalle relazioni bilaterali. Gli indicatori economici sono abbastanza incoraggianti: siamo diventati il 4° fornitore di Hanoi tra i paesi UE, mentre il Vietnam e’ il 3° nostro partner nell’area ASEAN. Roma e Hanoi hanno concordato una serie di misure per facilitare gli scambi commerciali e gli investimenti e hanno dedicato una particolare attenzione al sostegno delle imprese, anche alla luce del crescente coinvolgimento degli operatori privati stranieri nella realizzazione dei progetti infrastrutturali vietnamiti. Esiste poi una cooperazione interuniversitaria in forte crescita – esistono ormai una cinquantina di accordi tra atenei italiani e vietnamiti. E stiamo negoziando il riconoscimento reciproco dei titoli di studio.
Sotto il profilo regionale, invece, che ruolo può svolgere il Paese?
E’ importante avere presente un punto: la relazione con il Vietnam non va vista solo come una relazione bilaterale. Di fatto, contribuisce anche ad aprire all’Italia l’accesso al mercato dell’Asean, che si va ormai strutturando come un mercato unico di 600 milioni di consumatori. Una vasta rete di accordi di libero scambio lega poi il Vietnam alle grandi economie di Cina, Giappone e Corea del Sud. In sostanza: il Vietnam e’ anche parte di una dinamica regionale piu’ vasta, interessante per imprese che abbiano la forza tecnologica sufficiente – ed e’ il caso di larga parte della manifattura italiana – per competere sui mercati asiatici.
Per quanto riguarda Expo Milano 2015 qual è la partecipazione attesa da parte del Vietnam?
Per la prima volta il Vietnam parteciperà a un’Esposizione Universale con un padiglione proprio, il cui allestimento dovrebbe incentrarsi sui temi dell’ acqua e delle condizioni ambientali necessarie alla sostenbilità delle colture di riso e caffè.