Non appena il Presidente della Repubblica ha conferito a Renzi l’incarico di formare il Governo, i giornalisti si sono affrettati a scavare nella vita del neo-incaricato, tracciandone la biografia.
È venuta fuori l’immagine di un ragazzino vispo e vivace, divenuto poi un giovane con la vocazione del primato, presenzialista, sempre pronto, non solo a partecipare, ma a primeggiare in ogni iniziativa.
Un ragazzo, e poi un uomo, iperattivo, capace di scavalcare tutti gli altri per raggiungere l’obiettivo.
Un uomo dalla parola facile ed affabulante, dalla risposta pronta, dal sorriso accattivante e, nel contempo, una persona tenace e, sotto certi aspetti, spregiudicata, amante della sfida e dell’avventura.
Ma anche un uomo estremamente ambizioso, al punto da travolgere sul suo cammino tutti coloro che potessero costituire ostacolo alla sua ascesa. Qualcuno, in riferimento a vaghe caratteristiche somatiche ed in particolare alla sua volubilità e testardaggine, lo ha paragonato a Pinocchio.
E del famoso burattino Renzi dimostra di avere la predisposizione verso decisioni improvvise, atteggiamenti contraddittori, comportamenti suadenti ed una certa propensione a mentire o a fare promesse sapendo di non poterle mantenere.
Ma, come Pinocchio, Renzi deve guardarsi dai tanti gatti e dalle tante volpi che sono disseminati nel nostro Paese e dai quei burattinai – genia altrettanto diffusa – che allettano per poi asservire i malcapitati compagni di viaggio. E, al pari del burattino, deve guardarsi soprattutto da sé stesso.
Perché non è più il tempo di essere il “bomba” degli amici, appellativo attribuitogli perché aveva l’abitudine “di spararle grosse”.
Oggi non ha più quell’età e non è più quel tempo. E, soprattutto, non si può sparale grosse in un Paese in agonia, che vede in lui l’unica via per uscire dalla spirale di una crisi che lo attanaglia da anni.
Renzi ha fondato il suo successo politico sulla promessa di un rinnovamento globale dello Stato, che passa attraverso la riforma elettorale, quella istituzionale (eliminazione del Senato e delle Province), quella della Pubblica Amministrazione e – ultima, ma non per importanza- quella fiscale.
Trattasi, come è dato vedere, di una vera e propria rivoluzione, che non potrà mai essere attuata senza il concorso di forze politiche maggioritarie e, quel che più conta, omogenee, nonché previa emarginazione della precedente classe politica.
Quest’ultimo risultato Renzi lo ha già conseguito, sia pure attraverso il ricorso ad una metodologia, in certi momenti, non sempre lineare.
Ma aveva di fronte una classe politica vecchia e, più che demotivata, impaurita, sotto il peso delle sue grandi responsabilità per aver attuato negli ultimi decenni una dissennata politica: al punto da sentirsi sollevata quando è stata rottamata.
Una casta travolta, in fondo, da una catastrofe generale, che vedeva la protesta crescere nella piazza, prodromo di una pericolosa ed imminente rivolta.
Sono bastate le parole pronunciate con sicumera e gli atteggiamenti spavaldi ed aggressivi di Renzi per disigillarla come neve a sole. E ciò perché dietro quel manto di potere non vi era più nulla, a parte il germe atavico della dissociazione e della lotta intestina.
Ed in questo magma non più incandescente è piombato “Bomba”, facendolo deflagrare, senza rendere il conto a nessuno.
Sull’altra direttrice (quella della necessità del concorso di forze politiche maggioritarie ed omogenee) Renzi, nel momento di passare dalle parole ai fatti, si è trincerato nella vaghezza dei contenuti e nella indeterminatezza delle forze politiche che lo sosterranno.
Ha, tuttavia, dettato un cronoprogramma che, per i tempi strettissimi che lo caratterizzano (pochi mesi), da un canto, accresce le aspettative ma, dall’altro, ingenera legittimi dubbi e preoccupazioni.
Perché i casi sono due: o ci si trova di fronte ad una vera e propria bomba politica, in grado di far saltare ogni precedente parametro valutativo sull’efficienza del Governo e del Parlamento e sui tempi di attuazione della loro azione, o ci troviamo di fronte ad una bomba di Renzi, clamoroso e tragico esempio di irresponsabilità politica ed umana, di portata tale da minare alla base, forse definitivamente, le stesse istituzioni democratiche.
La risposta al dilemma, stando a Renzi, tra pochi mesi.