Vanilla LatteStarbucks arriva anche a Sochi, ma in incognito

A circa una settimana dalla notizia del fugace boom di "Dumb Starbucks" a Los Angeles, primo esempio di caffetteria-parodia della storia (chiusa, dopo soli quattro giorni, dal Dipartimento della Sa...

A circa una settimana dalla notizia del fugace boom di “Dumb Starbucks” a Los Angeles, primo esempio di caffetteria-parodia della storia (chiusa, dopo soli quattro giorni, dal Dipartimento della Salute) a cura di Nathan Fielder, comico televisivo del canale Comedy Central, Starbucks torna a fare parlare di sé. Ma, questa volta, si tratta di quello vero. Si dà infatti il caso che la più grande catena di caffetterie al mondo, presente in pressoché ogni parte del globo – con l’imperdonabile eccezione del suolo italico, ovviamente – sia sbarcata anche a Sochi, Russia, sede dei giochi olimpici invernali attualmente in corso. La notizia, in sé, non avrebbe alcunché di strano. Se non si trattasse, come in questo caso, di uno store “segreto”. E neppure aperto al pubblico.

Come riporta Mashable, il regolamento dell’evento prevede che solo gli sponsor ufficiali dei giochi godano del diritto di stare sul suolo del villaggio olimpico e dintorni. E Starbucks non figura nell’elenco dei partner, in quanto il fornitore ufficiale di caffè lungo americano è un altro gigante, che risponde al nome di McDonald’s. Ergo, se qualche frequentatore di Sochi avesse voglia di un Vanilla Latte o di un qualsiasi caffè marchiato Starbucks, dovrebbe recarsi nel primo rivenditore ufficiale, a oltre 500 km di distanza dalla sede delle Olimpiadi, nella città di Rostov sul Don nella Russia meridionale.

Eppure, ciò nonostante, gli inconfondibili bicchieri griffati dalla sirena verde sono stati intravisti per Sochi. Un miraggio, probabilmente. Il giornalista di NPR Sonari Glinton ha deciso di indagare e, seguendo la scia di qualche Frappuccino, è riuscito a fare luce sul mistero: a Sochi c’è uno Starbucks segreto, del tutto temporaneo, all’interno degli uffici mobili della NBC. Il gigante dell’informazione americana, che ha pagato 775 milioni di dollari per garantirsi l’esclusiva dei diritti tv dei giochi olimpici, non solo ha trasferito nella location uno staff di circa 2500 persone. Si è anche portata dietro Starbucks, aperto 24 ore su 24, con una rotazione continua di 15 baristi e un personale che supera – dati alla mano – quello di 57 delegazioni olimpiche.

Uno store interno agli studi NBC, che non viola i severi regolamenti dei giochi perché non aperto al pubblico, e senza campagna di marketing. Alla domanda sulle motivazioni che hanno portato a tale scelta, se per la comodità di disporre di Caramel Macchiato a tutte le ore, o per avversione nei confronti della concorrenza (o, forse, dei bar locali), il vice presidente della compagine di Sochi della NBC, John Fritsche, ha risposto che “è come diceva Napoleone: un esercito combatte con il proprio stomaco; e noi, in tanti modi, lavoriamo in questo modo”. Una caffetteria Starbucks aperta in poche ore: se si può fare a Sochi, chissà che, un giorno, in futuro, ciò non possa accadere anche in Italia.

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