Monta la tensione in Thailandia alla vigilia delle elezioni di domani. Nel pomeriggio, verso le 17 ora locale, si sono verificati spari tra pro-governativi ed anti-governativi nei pressi di un seggio elettorale nel distretto di Lak Si, nell’area settentrionale di Bangkok (qui il video). Almeno 7 i feriti accertati ad ora.
Quelle di oggi pomeriggio sono le prime avvisaglie di scontri molto più diffusi ed intensi previsti per la giornata di domani sin dalle prime ore dell’alba. Il People’s Democratic Reform Committee di Suthep Thaugsuban,sostenuto dalla maggioranza degli abitanti di Bangkok, è deciso ad impedire il regolare svolgimento della tornata elettorale, che con tutta probabilità vedrebbe nuovamente trionfare il partito Pheu Thai. In un precedente post ho analizzato le cause che hanno portato alla rottura del compromesso tra il governo di Yingluck Shinawatra e l’opposizione. Da allora le proteste non si sono arrestate e almeno 10 persone hanno perso la vita nel corso degli scontri.
La prolungata instabilità produce scenari tutt’altro che rassicuranti per il paese. Come mostra l’immagine sottostante pubblicata da Oxford Analytica lo scorso 22 gennaio, difficilmente la Thailandia potrà risolvere le proprie contraddizioni interne nel medio periodo. Mercoledì scorso Bloomberg ha segnalato come dall’inizio delle proteste a fine ottobre, gli investitori internazionali abbiano ritirato 3 miliardi di dollari, e come ciò stia volgendo a beneficio di altri stati dell’area: Indonesia su tutti.
Eppure ad oggi i militari si sono limitati ad osservare e le scelte che prenderanno nella giornata di domani, o nel prossimo futuro, non sono affatto scontate. Un recente reportage di Reuters ha evidenziato che in occasione della devastante alluvione che ha colpito la Thailandia nel 2011 l’esecutivo guidato da Yingluck Shinawatra ed i militari hanno cooperato, migliorando sensibilmente i loro rapporti. I militari lavorando a favore delle popolazioni colpite hanno anche avuto modo di migliorare la propria immagine, sensibilmente danneggiata dai morti della primavera 2010.
Aldilà di quello che sarà il comportamento dell’esercito, tuttavia, la frattura geopolitica resta. Geopolitica in quanto si tratta di una polarizzazione del paese dai confini geografici ben determinati: l’area di Bangkok ed il Sud osteggiano il cosiddetto “Thaksin regime”, mentre il Nord ed il Nordest appoggiano massicciamente le politiche, ed i partiti, legati alla famiglia Shinawatra. Qualora domani il boicottaggio delle elezioni dovesse riuscire l’opzione secessionista potrebbe non sembrare solo fantapolitica o il grido esasperato di qualche contadino del Nordest.