“Stupido Starbucks”. Letteralmente. Non è un’esclamazione, o un insulto alla più famosa catena di caffetterie al mondo. Niente di tutto ciò. Molto più semplicemente, si tratta del nome di un nuovo locale, “Dumb Starbucks” (“Stupido Starbucks”, appunto), che ha da pochissimo aperto i battenti in quel di Los Feliz, popolato quartiere della città di Los Angeles, in California, dove un tempo, un tale di nome Walt Disney, disegnò per la prima volta l’immagine di un simpatico topo, poi chiamato “Mickey Mouse”.
L’insegna è, più o meno, la stessa. Il nome, anche. Il menù, idem. L’ambientazione, molto simile. È quasi un vero e proprio Starbucks, come le centinaia di “store” sparsi in giro per il mondo, con una sola differenza: la parola “dumb”, “stupido”, precede ogni cosa. “Dumb Starbucks Coffee” nell’insegna, “Dumb Iced Coffee & Iced Tea”, “Dumb Espresso”, “Dumb Frappuccino” e via dicendo nell’offerta dei prodotti, “Dumb Venti”, “Dumb Grande” e “Dumb Tall”, per le dimensioni dei bicchieri contenenti i drink. Ci sono anche i cd in vendita esclusiva, anch’essi preceduti da “Dumb”, come dimostra l’album di “Dumb Nora Jones Duets”, o quello di “Dumb Jazz Standards”. Insomma, non una semplice caffetteria, non uno Starbucks. Quasi una parodia.
Come se l’inedita e singolare idea di marketing alla base del locale non fosse abbastanza, per promuovere ulteriormente il neonato marchio, “Dumb Starbucks” ha pensato bene di offrire gratuitamente ai clienti sia le bevande, sia i dolci e i pasticcini. Come facilmente prevedibile, la cosa ha suscitato non poca curiosità da parte del popolo losangelino, creando code chilometriche al di fuori dell’entrata dello store. Un’attesa di almeno un’ora, per mettere le mani su una tazza di caffé americano fumante, da qualcuno persino rivenduta al prezzo record di venti dollari. Il passaparola, ovviamente, ha contagiato anche i social network e, successivamente, anche i media, prima americani, poi internazionali.
Contattati da diverse testate, i responsabili di Starbucks (quello originale) hanno smentito ogni tipo di affiliazione o parentela con la neonata caffetteria di Los Feliz. La quale, nel frattempo, ha reso noto che non si tratta di uno Starbucks ufficiale, ma che stanno “semplicemente utilizzando il loro nome e logo per scopi commerciali”. È una cosa legale? A livello teorico, secondo i fondatori, sì, grazie alla legge sulla parodia e agli ampi margini americani in materia di libertà di espressione: aggiungendo la parola “stupido” prima del marchio, stanno tecnicamente “prendendo in giro” Starbucks, cosa che permette l’utilizzo dei marchi registrati ai fini della parodia senza il permesso di chi ne detiene il copyright. “È la stessa legge che permette a Weird Al Yankovich di usare la musica di ‘Beat It’ di Michael Jackson per la canzone-parodia ‘Eat It’”. Un ragionamento che, sulla carta, non fa una grinza. E il termine “stupido” non serve a disprezzare l’originale Starbucks, spiegano. “Adoriamo Starbucks e rappresentano per noi modelli da imitare. Sfortunatamente, l’unico modo di utilizzare la loro proprietà intellettuale in modo legale è prendendoli in giro. Quindi il termine ‘stupido’ deriva dalla necessità, non da inimicizia”.
Nella Città degli Angeli, sono tutti pazzi per Dumb Starbucks. La notizia, grazie a Internet e ai social media, ha oltrepassato i confini di Los Angeles, della California e degli Stati Uniti, facendo il proverbiale giro del mondo. E qualcuno inizia a parlarne anche in Italia, tra i pochi fazzoletti di terra, nel globo, ancora non toccati dal gigante del caffè americano, al momento non interessato a sbarcare sulle coste dello stivale. Chissà che, in attesa dell’originale, dalle nostre parti non arrivi prima il “Dumb Starbucks”. Una trovata di marketing che, a giudicare dal clamore e dall’affluenza dei primi giorni, si sta rivelando tutto, tranne che “stupida”.