In un certo momento della storia del mondo un gruppo di uomini coraggiosi iniziarono un largo moto di protesta a causa dell’esclusione dall’Associazione Mondiale dell’Uncinetto: ci furono sommosse nei quartieri popolari, e man mano – capeggiati da un turco che era erede di una grande tradizione di produzione di tappeti persiani – il mondo si domandò se non fosse giusto che gli uomini fossero esclusi dall’arte antica dell’uncinetto. Le lotte per la parità dei sessi furono dure, ma non furono vane tanto che gli uomini riuscirono a entrare nell’associazione dell’uncinetto.
Purtroppo erano sempre poco numerosi rispetto alle donne. C’erano quelli bravi, eccome se c’erano: riuscivano a possedere l’arte anche meglio delle donne in certi casi. Ma era raro trovare uomini che si interessassero all’uncinetto, e così restavano in pochi in relazione alle donne. Fu l’erede del turco a proporre l’introduzione delle quote blu dell’uncinetto nell’Associazione Mondiale: dei 300 posti, 150 avrebbero dovuto essere assegnati agli uomini per legge. In caso contrario non ci sarebbe stata nessuna parità di genere.
Questo breve racconto di premessa serve ovviamente a introdurre il tema particolarmente hot delle quote rosa, di cui si discute animatamente in questi giorni, tanto che gli argomenti delle due controparti ormai sono così risaputi che non resta che spulciare qualche dato, confrontare l’Italia col resto d’Europa, per esempio. Per ora soltanto Francia, Belgio e Spagna hanno introdotto nella legge elettorale le cosiddette quote rosa, mentre invece per i paesi scandinavi le troviamo solo all’interno degli statuti di alcuni partiti. Tuttavia, la contraddizione vuole che proprio l’Italia abbia una percentuale di presenze femminili in Parlamento del 31%, superando la Francia delle quote rosa.
Ponendo il problema al contrario: se ci fossero 300 posti disponibili nel mondo per un’Associazione fantomatica dell’Uncinetto perché assegnare delle quote per legge (!) e non scegliere semplicemente i migliori 300? O almeno, questo è il mondo che mi auguro, al di là di tutte le obiezioni del realismo possibili.