Mercato e LibertàUcraina: tanto rumore per nulla? (si spera)

La Russia esporta due terzi del petrolio in Europa tramite Kiev; l'Europa e la Cina hanno forti investimenti in Ucraina; e gli USA hanno scarsi interessi nella regione: a nessuno quindi interessa, ...

La Russia esporta due terzi del petrolio in Europa tramite Kiev; l’Europa e la Cina hanno forti investimenti in Ucraina; e gli USA hanno scarsi interessi nella regione: a nessuno quindi interessa, e nessuno può permettersi, un casino per la Crimea. La questione finisce qui? Quasi, ma non del tutto.

Si dice che non sia corretto paragonare la Russia di oggi all’URSS, perché l’URSS era un mostro ideologico. Non ritengo però che l’espansionismo sovietico fosse mosso soltanto da motivi ideologici: la Russia necessitava di un impero perché senza sfruttare i paesi satelliti sarebbe collassata. Oggi é meno irrazionale economicamente ma non molto più robusta, e i paesi satellite potrebbero servire comunque a far dimenticare i problemi interni. Con o senza marxismo-leninismo, per la Russia è razionale essere prepotente con i vicini: é debole internamente e forte esternamente.

Si dice poi che alla Russia interessi solo la Crimea, di popolazione principalmente russa. Prendere alla lettera le dichiarazioni del Cremlino è una brutta abitudine risalente ai tempi dell’Unione Sovietica. Dal punto di vista del gas, le parti importanti dell’Ucraina sono quelle verso la Polonia e verso la Russia; dal punto di vista della sicurezza militare, Kiev e Mosca sono separate da una lunga pianura, l’ideale per un’invasione. Che Mosca possa accettare quindi un’Ucraina filo-occidentale, accontentandosi della Crimea o poco altro, è improbabile.

Sia l’attivismo in Georgia che quello in Ucraina aumentano la dipendenza energetica europea da Mosca. Di conseguenza é normale per l’Europa sentirsi accerchiata: serve a poco che l’Europa cerchi di svincolarsi dal partner russo diversificando le fonti di import, se poi la Russia usa i carri armati per dar fastidio a questi progetti. Occorre rendere l’import dalla Russia abbastanza elastico da poter fare pressioni: l’economia russa è grossa quanto quella italiana, una frazione cioè di quella europea, e dipende per almeno un quarto da materie prime energetiche, circa la metà delle quali arriva in Europa. Questa debolezza é l’unico motivo per cui la Russia può permettersi di fare il bullo con i suoi vicini ma non con l’Europa, ma confidare che ciò rimarrà sempre vero è antistorico.

L’Europa dovrebbe sviluppare fonti energetiche indipendenti da Mosca, nel Caucaso e in Ucraina, nell’Asia Centrale e nel Medio Oriente, affiancandosi agli USA per evitare eventuali rischi di egemonia russa in quest’ultima regione (non che sia un rischio credibile, oggi, ma con gli USA tendenti all’isolazionismo si creerebbe un pericoloso vuoto di potere). Dovrebbe poi sviluppare le proprie capacità energetiche non convenzionali, anche se vede male – per motivi eco-ideologici – il fracking, diversificare geograficamente le fonti di combustibili fossili, e ridurre i consumi di idrocarburi, non certo però con energie rinnovabili che costano il quintuplo del gas: che senso ha, quando converrebbe il petrolio anche pagandolo 200$?

Dovrebbe infine porsi come interlocutore unico per contrattare con la Russia almeno in momenti di crisi. La Russia agisce da monopolista, e l’Europa deve agire da monopsonista, anche se tecnicamente nessuno dei due lo è: entrambi hanno sufficiente potere di mercato, dal lato offerta e dal lato domanda, per rendere il mercato un oligopolio bilaterale.

A queste condizioni sarebbe improbabile – oggi lo è, domani chissà – che la Russia possa mettersi in testa di risottomettere i paesi satellite dei tempi sovietici. Non che non ne avrà mai bisogno, visto che le ragioni dell’aggressività sovietica potrebbero riproporsi: è che non ne avrebbe il potere.

L’Ucraina non ha abbastanza gas, neanche in prospettiva, per sostituirsi alla Russia come fornitore, ed é troppo piccola e debole per valer la pena avere problemi con Mosca (gli aerei USA sorvolano spesso territorio russo per andare in Afghanistan). L’ideale sarebbe – come in tutti i paesi – sostituire un’oligarchia cleptocratica corrotta (si pensi al galeone di Yanukovich) con una classe dirigente migliore, ma questa non è una strategia: è wishful thinking. Strategia sarebbe trovare un modo per farlo, ad esempio esportando modelli di governance europei (andando contro però gli interessi delle stesse oligarchie ucraine). Spero che gli ucraini riusciranno a darsi una governance migliore e ad attirare investimenti per lo sviluppo. Che possano sottrarsi alle influenze russe è però improbabile: al massimo si può auspicare che troveranno politici che si accontentino dei pedalò anziché dei galeoni.

Pietro Monsurrò (pietrom79)

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