Un applicazione per disintossicarsi dallo smartphone. Tommaso Martelli ha 36 anni, è un esperto di comunicazione e si è inventato un app per permette agli utenti di disintossicare dall’utilizzo frenetico e costante del cellulare.
L’ha chiamata iDont e ha avuto l’intuizione per realizzarla quando, è lui stesso a dichiararlo, «un giorno camminando per strada ho visto due persone scontrarsi: entrambe stavano guardando gli schermi dei loro telefoni. E lì mi sono reso conto che ormai abbiamo un problema di dipendenza». Si è messo in moto e dopo aver chiesto aiuto ad un’amica psicologa, ha contatto una web farm e con un investimento di tremila euro ha realizzato la sua app, disponibile per la piattaforma Android (prossimamente quella per iOs).
L’app funziona in versione free attraverso un procedimento molto semplice. Quando si scarica e inizia ad utilizzare l’applicazione si è sottoposti ad un piccolo test attraverso il quale il sistema riesce a calcolare il grado di dipendenza dal cellulare; in base al questionario il dispositivo viene monitorato e in seguito ad un certo utilizzo, la rete viene interdetta e bloccata. Il cellulare e l’accesso alla rete vengono bloccati fino alla mezzanotte dello stesso giorno, per chi dovesse arrivare ad una “crisi di astinenza” sarà possibile togliere il blocco attraverso una password, il processo di riattivazione non sarà troppo facile.
Nell’idea di sviluppo di Martelli c’è una versione a pagamento che potrebbe fornire statistiche riguardo il proprio profilo, cosi da capire il livello e il grado di dipendenza dai social e dalle app tecnologiche. Tra gli aspetti aggiuntivi della versione a pagamento anche il blocco per i bambini. A pagamento potrebbe diventare anche la possibilità di accesso alla rete dopo il blocco per l’eccesso di utilizzo.
Tommaso Martelli ha chiesto aiuto ad una psicologa per sviluppare la sua app, perche la dipendenza da smartphone è qualcosa di patologico, in America è considerata una malattia, dice «mi sono reso conto che negli Stati Uniti la dipendenza dal web è già considerata una malattia. Così ho chiesto aiuto ad un’amica psicologa per trovare un rimedio».
Secondo uno studio del Mental Health Center dell’Università di Glasgow, il 59 per cento della popolazione rientra nella categoria di «dipendenti tecnologici non patologici», una specie di dipendenti da smartphone ai limite del normale. In Italia a stento ancora si definisce patologia l’uso eccessivo dei mezzi tecnologici.
In Italia come sempre si resta indietro e il problema si affronta solo quando genera una causa da cronaca.