C’è già un verdetto nella Coppa del Mondo 2014 alla vigilia degli ottavi di finale: il nuovo mondo ormai domina la scena e l’Europa non riesce a tenere il passo e paradossalmente l’Europa che è rimasta in corso ha ben poco di europeo, al punto da farci apparire sin troppo ridicoli parlando di Balotelli, razzismo ed altre ciarle del genere.
Nelle sedici squadre presenti agli ottavi di finale, soltanto sei sono le compagini del vecchio continente, di cui soltanto tre di queste le grandi attese (Francia, Germania ed Olanda), mentre sono ben otto le squadre del nuovo continente al punto da far sembrare la Coppa del Mondo brasiliana, una sorta di Coppa America, dove sicuramente una semifinalista verrà da una fra Uruguay, Colombia, Brasile o Cile. Altra tenuta fisica, altra fame, altro Calcio.
Ma la vera curiosità è proprio nelle sei squadre europee ancora presenti in Brasile. Di queste soltanto la Grecia presenta una formazione sostanzialmente autoctona, con greci puri e qualche giocatore di lontane origini turche o cipriote, mentre il resto delle nazionali presenta una media spaventosa di giocatori delle origine più disparate: naturalizzati, cittadini con doppio passaporto, nazionali di seconda generazione.
Il Belgio più di tutti ha imitato il modello “blanc, black, beur” di Francia 98, con dieci giocatori, fra congolesi, marocchini, ivoriani e perfino sudamericani, ma anche la Svizzera ci ha messo il suo, nonostante siano più i nordafricani piuttosto che gli africani del continente nero, eppure in tutti i giocatori con passaporto ed origini non svizzere sono addirittura quattordici. Poco da dire sulle origini caraibiche e africane di francesi ed olandesi, mentre della Germania si disse già quattro anni fa parlando di Khedira, Ozil e Boateng.
Insomma fuori dal Mondiale ci siamo noi, che con Balotelli, Paletta e Thiago Motta, pensavamo di aver fatto il salto dell’integrazione e della qualità, la Spagna, il Portogallo, l’Inghilterra, la Russia, squadre che avevano poco o nulla di esterofilo e di “diverso”, già parliamo proprio di diversità, perché sono proprio quei diversi che sono i primi ad integrarsi in un paese, accettarne le leggi ed i costumi e dando tutto per quella bandiera, compresa la loro migliore forma fisica.
Abbiamo perso ancora una volta l’occasione, di fare un passo in più, di abbracciare altre culture, comprese quelle calcistiche, invece infettare gli altri con i nostri vizi italioti (cosa che è capitata proprio a Balotelli, ma anche a Thiago Motta o Osvaldo) o di criticare gli altri e farci belli, solo quando lo stesso Balotelli ci conveniva e ci conveniva in quanto nero ma italiano, dimenticando che l’Italia vinse il suo primo mondiale con sette oriundi nel 1934, quando già di parlava di razze pure.
Pensiamoci quando vediamo la Francia multicolore, la Francia che alle elezioni vota Le Pen o il Belgio e l’Olanda dei partiti xenofobi e nazionalisti. Chi è il più ipocrita? Per ora sappiamo chi è il più perdente e sappiamo anche cosa deve essere l’Europa per andare avanti e forse non soltanto nella Coppa del Mondo, ma in tutti i sensi.