Un paio di settimane fa ho visitato le ex Officine Meccaniche Reggiane, meglio conosciute come le Reggiane, in compagnia del Collettivo FX. Loro si occupano di graffiti e street art e hanno il quartier generale proprio a Reggio Emilia, dove – tra l’altro – oggi prospera una scena di cultura urbana molto vivace.
Entrare nelle exOfficine Meccaniche Reggiane è stata una esperienza spaesante.
Le Reggiane erano un’azienda italiana fondata all’inizio del Novecento e specializzata nella produzione di aerei da combattimento, veicoli ferroviari e proiettili. Sono state una pietra miliare per la storia dell’industria italiana. E anche per quella della città. Quando la guerrà fini’, per riconvertire la produzione bellica in civile, qui nel 1950 gli operai e le maestranze che avevano occupato gli edifici contro la minaccia di licenziamenti pensarono di produrre un trattore per l’agricoltura e si inventarono l’R.60. Ah, l’ingegno e la volgia di lavorare degli italiani! Alla fine, tuttavia, solo in 700 rientrarono al lavoro, per gli altri ci fu il licenziamento.
La vicenda è ben raccontata in un documentario intitolato I giorni dell’R60 (2012) che ricostruisce, attraverso le testimonianze dei protagonisti e le immagini di repertorio cinematografico e fotografico, la storia dell’occupazione della grande fabbrica di Reggio Emilia, la piu’ lunga della storia operaia d’Italia. Duro’ oltre un anno. La storia della grandezza di queste officine per fortuna arriva in qualche modo fino ai giorni nostri. Reggio Emilia è un polo della metalmeccanica importante in Italia e buona parte di queste industrie nascono dalle Reggiane: nonni e bis nonni che hanno imparato il mestiere lì dentro. Ma c’è di piu’. In un articolo del 24 maggio 2012,La Gazzetta di Reggio racconta che le gigantesche gru della nave Saipem 7000 impegnata a recuperare il relitto della Concordia al Giglio, recavano ancora inciso il marchio Reggiane, perchè queste enormi gru furono realizzate nelle officine di via Agosti.
Oggi le attività industriali nell’area sono tutte cessate. E, come vi dicevo all’inizio, visitare questi capannoni è una esperienza spaesante.
Perlopiu’ si tratta di edifici dismessi e abbandonati, oggetto di speculazioni edilizie e motivo di preoccupazione non solo ambientale.
E’ uno spazio enorme.
Ma questa è anche la storia di un luogo moderno dell’industria italiana, quindi di trasformazione urbana e non solo di abbandono.
Ci sono tanti progetti per far rinascere questo luogo. Per esempio, il 26 ottobre del 2013 il rinnovato capannone 19 delle ex Officine Meccaniche Reggiane è stato trasformato nel Tecnopolo per la ricerca industriale avanzata e il trasferimento tecnologico. Ma soprattutto, quando entro, mi accorgo che sui muri c’e’ scritta una storia che guarda con forza al futuro. E che è comune a tanti capannoni-rottami della grande industria italiana.
Nel 2012, quando la produzione era già finita, un pugno di street artist italiani fecero irruzione negli edifici abbandonati. Fra questi, lo avrete capito, c’era il Collettivo FX. Perché è un posto mitico per la città. E tra chi dipinge c’è l’abitudine di farlo nelle fabbriche. Inoltre, molti di questi ragazzi hanno avuto parenti che lì dentro hanno lavorato e fatto le lotte operaie. Non solo. Si tratta anche di “stratificazione produttiva” mi spiega il Collettivo FX. In questo modo “lì dentro si continua a produrre creatività, non applicata alle macchine ma alla pittura: Reggio Emilia è caratterizzata da persone che fanno murales giganti con asta e rullo. I muri delle Reggiane – giganti e accessibili dal basso – hanno determinato questo stile e mentalità”. Interessante. In un articolo del 2013BuzzFeed piazzava il Collettivo FX fra i 10 migliori street artist del mondo con un loro lavoro realizzato proprio all’interno delle Reggiane. Ora è “il posto con piu’ pezzi (graffiti e street art, ndr) in Italia. È talmente grosso che non si nota. Ma ci sono centinaia e centinaia di pezzi”, continua il Collettivo FX.
Di recente le Reggiane e i suoi graffiti sono finiti in un video clip del rocker di Correggio Ligabue,che ha pagato così un tributo importante a questo monumento della storia del lavoro in Italia. Si intitolaIl muro del suono. Belle le inquadrature con i dettagli delle scritte sui muri che suggeriscono una narrativa parallela.
GrazieCollettivo FX!
Ecco una immagine dell’ultimo lavoro di Astro-Naut realizzato sui tetti delle Reggiane, in collaborazione con Collettivo FX