Buste paga inferiori rispetto ai paesi europei. Blocco delle assunzioni a causa della riforma Gelmini e turn-over rallentato per la riforma Fornero. I problemi degli insegnanti italiani che si vedono negati i diritti dopo anni di formazione.
I precari delle scuole non vogliono essere giudicati. Tra le proposte del pacchetto riforma “La Buona Scuola” promossa dal governo Renzi vi è quella del giudizio del corpo docente. Gli insegnanti lamentano come la valutazione sul loro operato possa essere compromettente, a fronte delle innumerevoli abilitazioni e dei titoli che detengono dopo anni di servizio nell’insegnamento.
Secondo l’Anief (sindacato degli insegnanti) «due supplenti su tre inseriti nelle GaE (graduatorie a esaurimento, che vogliono essere eliminate dalla riforma della scuola) hanno in media almeno due abilitazioni: 18.285 ne detengono quattro, 10.315 supplenti ne hanno 5 e 2830 addirittura 6 titoli per insegnare in altrettante discipline».
A questa protesta si aggiunge quella legata al tetto degli stipendi che in Italia è tra i più bassi. Si stima che il 34% degli insegnanti è sottopagata, se messa a confronto con i colleghi di altri paesi dell’area Ocde.
Tra i maggiori problemi, che il governo vorrebbe risolvere sebbene i dubbi riguardo le coperture economiche, c’è il blocco delle assunzioni. Le immissioni degli insegnanti è ferma per via di due riforme ereditate dai governi passati. In ordine: Legge 133/2008 che a partire dal 2008 ha bloccato l’immissione e l’assunzione di 200mila cattedre; a seguire la riforma Monti-Fornero, che rettificando l’età della pensione fino a 67 anni ha rallentato e posticipato il turn-over tra i banchi di scuola.
In un paese riformista tutto cambia per restare sempre uguale.