La Slovenia ha recentemente equiparato per legge le coppie LGBT a quelle eterosessuali. Ma un’iniziativa popolare potrebbe presto rimettere in discussione i diritti acquisiti. Sulla questione dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale slovena.
La Slovenia è divenuta a inizio marzo il tredicesimo paese ad equiparare i diritti delle coppie LGBT a quelli delle coppie eterosessuali. Un iter lungo e difficile, come ricordava recentemente Stefano Lusa su ‘Osservatorio Balcani e Caucaso’.
Ma è una legge che potrebbe avere vita molto breve, visto che una iniziativa popolare potrebbe presto portare a un referendum abrogativo. La porta avanti un gruppo “per la protezione dei bambini”, che ha già raccolto 80.518 firme in proposito. La Costituzione slovena prevede che possano essere organizzati dei referendum su iniziativa popolare, se la proposta viene presentata all’Assemblea nazionale con il sostegno di 40.000 firme certificate.
La stessa Costituzione slovena prevede però che un referendum non possa essere indetto nei casi in cui venga messa in discussione la tutela di diritti umani. Sulla questione dovrebbe essere chiamata a esprimersi la Corte costituzionale, che però – come ricorda il giornalista Peter Petrovčić sul settimanale ‘Mladina’ , è divenuta un organo estremamente politicizzato, in mano a giudici che si sono politicamente vicini all’SDS, i democratici di Janez Janša che avevano votato contro la nuova legge sulla disciplina matrimoniale.