Si chiama 18 ed e’ una nuova piattaforma di creazione indipendente e spazio espositivo che promuove lo scambio artistico e culturale nella medina di Marrakech, la mitica città marocchina, crocevia di culture, “la perla del sud”, che ha ispirato mode ed artisti.
Diciotto e’ il numero civico del vicoletto Darb El Ferrane dove si trova questo piccolo spazio “alternativo”, che sorge nel cuore tradizione della citta’ dove ancora tutto ha luogo: dalle visite dei palazzi storici, alle performance degli artisti di strada nel palcoscenico (oggi un po’ gentrificato?!) della piazza Jemaa El Fna, una delle piu’ celebri del mondo e simbolo del Marocco piu’ autentico.
La sera dell’inaugurazione della mostra fotografica +91. Il 18 si trova in una tipica dar (casa) marocchina, una abitazione con cortile interno (foto di Elisa Pierandrei)
Fondato oltre un anno fa dalla fotografa e produttrice franco-marocchina Laila Hida (Casablanca, 1983), che ne e’ la direttrice artistica, il 18 e’ un incubatore culturale dove un gruppo di amici si ritrova regolarmente per sperimentare nuove forme artistiche e di comunicazione, insieme ad altri artisti internazionali in residenza. Convinti che l’arte sia un mezzo per rendere le persone consapevoli dei problemi esistenti e della necessità di un pensiero libero. E’ aperto al pubblico durante il giorno, quando ci sono esposizioni, e in occasione di incontri pomeridiani e serali, per accogliere con discrezione i visitatori.
Al 18, maggio e’ il mese della fotografia, che si svolge all’insegna del motto DABAPHOTO (che si traduce con, E ora fotografia) . In programma ci sono lettura del portfolio, talk e conferenze con attori importanti della scena culturale locale, fra i quali Jeanne Mercier e Baptiste de Ville d’Avray di Afrique in Visu, la fotografa Virginie Terrasse, il fotografo e formatore inglese Daniel Donnelly, l’artista Rita Alaoui.
La mostra fotografica in corso e’ dedicata all’India e si intitola +91 (project91.org), come il prefisso telefonico di questo Paese. Propone un dialogo tra due modi di fare fotografia molto diversi. Quello della stessa Laila Hida che cerca il silenzio degli spazi vuoti nelle megalopoli indiane, e la fotografia di Alia Ali che invece e’ installazione e ha come soggetto una umanita’ pittoresca.
In un mercato non ancora saturo come quello di Marrakech non e’ difficile aprire uno spazio indipendente di questo tipo. Ma un ecosistema culturale ancora non ben strutturato (per esempio in Marocco non esiste una scuola di fotografia), e le resistenze da parte di sponsor privati, potrebbero rallentare lo sviluppo di una piccola realta’ indipendente come questa. Per questo – forse – Le 18 ha attivato collaborazioni con altre istituzioni culturali importanti per il territorio: con la Biennale di Marrakech, lo spazio di produzione artistica e curatoriale indipendente Le Cube (a Rabat), il centro Dar Al Maamoun, la galleria Fatma Jellal (a Casablanca), il museo MMP+ di Marrakech ed ESAV di Marrakech.