Non c’è pace in Ferrovie Nord Milano, la holding lombarda che gestisce il trasporto su rotaia quotata in borsa, finita negli scorsi mesi nel mirino della magistratura per le spese pazze dell’ex presidente Norberto Achille. La situazione interna all’azienda è sempre più infuocata, tra sindacati sul piede di guerra per le aggressioni sui treni e le inchieste ancora calde, in attesa dell’arrivo del nuovo direttore generale in ottobre, che sarebbe già stato individuato: uomo di area Lega Nord come il nuovo corso impone. L’insediamento di Andrea Gibelli, fedelissimo del presidente di regione Lombardia Roberto Maroni, non ha ancora sortito gli effetti sperati. Il feudo della lottizzazione politica di Comunione e Liberazione, grazie agli anni al Pirellone dell’ex presidente Roberto Formigoni, è difficile da espugnare. Ma neppure le indagini su cui continua a lavorare la magistratura pare abbiano rimesso in discussione una struttura amministrativa interna ormai, secondo gli addetti ai lavori, compromessa. Gli spifferi di piazza Cadorna suggeriscono che Gibelli abbia rimandato tutto a dopo l’estate. Ma i cosiddetti Legnani boys, gli uomini che si insediarono quando c’era Luigi Legnani, si stanno muovendo per ottenere nuovi incarichi. E’ il caso di Massimo Stoppini, dirigente del settore amministrazione e bilanci di Fnm, che punterebbe a prendere il posto del direttore delle risorse umane Alfredo Mosini. Stoppini, come del resto Mosini, è stato oggetto di diversi audit interni all’azienda.
E secondo i verbali sul caso Achille sarebbe stato lui a non controllare le spese. E’ quello che ha spiegato alle forze dell’ordine Teresa Signorile, impiegata per rendicontazione di Fnm: “Quando riscontravo pagamenti ritenuti anomali li segnalavo al dottor Massimo Stoppini”. Sotto lente di ingrandimento anche Mattia Cattaneo, capo dell’amministrazione di Fnm e fedelissimo di Legnani anche lui in cerca di un posto dove “svernare”, e Sara Laquagni, dirigente degli Acquisti e dell’ufficio gare. Meno in discussione, almeno per ora, i dirigenti suoi fedelissimi che Legnani aveva richiamato in Trenord quando era stato Amministratore Delegato dell’azienda di Trasporto.