Leggere il mondoLe parole chiave di papa Francesco

Il furto di documenti riservati della Santa Sede e la successiva pubblicazione dei libri-inchiesta di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi ha probabilmente procurato molta sofferenza a papa Bergo...

Il furto di documenti riservati della Santa Sede e la successiva pubblicazione dei libri-inchiesta di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi ha probabilmente procurato molta sofferenza a papa Bergoglio. Quelle parole trafugate, infatti, nulla hanno a che fare con il lessico di vita e di fede di Francesco, ma, come si suol dire, fanno più rumore di una “foresta che cresce”.

Papa Francesco usa un vocabolario che attinge da una visione del mondo completamente differente. La sua oralità è spesso materna, misericordiosa. Per papa Francesco il predicatore, in modo particolare, è una madre, deve usare un linguaggio “materno”, cioè quello che abbia il sapore originario della “lingua madre”, semplice, capace di ricorrere a immagini concrete. Il dialogo del Signore con il suo popolo si sviluppa in una “cornice materna”. Chi predica, dunque, crea un “ambiente amniotico”, cioè comunicativo ed affettivo, perché il Signore dialoghi col suo popolo. Mamma è proprio una delle parole simbolo di Francesco: la mamma è al centro di tutto, come madre Chiesa, come madre biologica e come madre di Gesù, la Madonna, a cui l’attuale pontefice è da sempre devoto.

Fin dal primo giorno del suo pontificato, ci siamo accorti quanto Papa Francesco sia abile nella comunicazione, pur nella sua semplicità e mitezza. Il suo messaggio è capace di toccare le persone in modo immediato, diretto, intuitivo. La sua capacità comunicativa è radicata in un vissuto pastorale, portato naturalmente alla creazione di relazioni autentiche. La sua autorità non si esprime mai in maniera statuaria, ma perfino la sua propria corporeità si sbilancia sull’interlocutore. I suoi discorsi, le omelie e i documenti affrontano i temi cruciali del nostro tempo, i più problemi più drammatici, ma sempre con un tono di amorevolezza verso il suo pubblico.

E’ da accogliere con molto interesse, allora, il nuovo libro di Elledici, curato da Antonio Carriero, che, con il supporto di importanti giornalisti e vaticanisti (in alcuni casi, anche sacerdoti in attività), si propone di analizzare il vocabolario utilizzato dal Santo Padre. Con le presentazioni del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, del cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, di mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI, e di padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, “Il Vocabolario di Papa Francesco” aiuta a entrare in profondità nelle parole che declinano l’opera di guida e di pastore della Chiesa di Roma e del mondo di Jorge Mario Bergoglio.

Il curatore ha selezionato 50 parole o concetti chiave del linguaggio di Francesco, analizzati da altrettanti giornalisti che quotidianamente si occupano di studiare e comprendere le comunicazioni della Santa Chiesa. Una scelta non particolarmente complicata, perché, come ammette lo stesso Carriero, il lessico del papa argentino non è affatto dispersivo. Sono facilmente rintracciabili alcune parole, che più di altre lui utilizza con maggiore frequenza perché gli stanno a cuore e tramite le quali riesce a dipingere meglio tutti i colori della tavolozza del nostro tempo.

Si inizia con “Abbraccio”(grazie all’interpretazione di Antonio Giuliano, giornalista di “Avvenire”) e si termina con “Vergogna” (dello psicologo televisivo Alessandro Meluzzi). La giornalista de “La Voce del Papa” Marina Lomunno, ad esempio, si concentra su Adozione: adottare un bambino – secondo Francesco – è un atto che nasce dalla “fantasia dello Spirito” a patto che l’adozione sia un gesto gratuito: non è un bambino abbandonato che può colmare il vuoto di chi a tutti i costi vuole essere padre e madre. Ma “adozione”, in senso più lato, è anche quella dei “diversi” o dei fratelli più svantaggiati da parte della comunità cristiana. A questa parola si lega quella di Bambino (a cura del sacerdote Fortunato Di Noto): così è Dio in Gesù, nella fragilità, nella fedeltà e nella tenerezza. Il rapporto di papa Francesco con i bambini è speciale e non si risparmia di rapportarsi con loro, di coinvolgerli nel discorso, di accoglierli in qualunque condizione siano (malati, sofferenti, portatori di handicap). A due mesi dalla sua elezione (18 marzo 2013), immediatamente papa Francesco si occupa dei bambini (minori) vittime di abuso. Papa Francesco ce l’ha tanto con la Chiacchera (del saggista Domenico Agasso jr) particolarmente distruttiva per la comunità cristiana. Fra le parole più ricorrenti, e forse la più amata, è Consolazione (di Cristiana Caricato, vaticanista di TV2000). Del resto, accompagna il tema della Misericordia ed esprime concretamente, quasi carnalmente, la tenerezza di Dio. È il modo in cui il Signore si fa presente nella storia degli uomini, il volto del suo amore senza misura, tanto che appare quasi subito nel frasario del pontefice argentino.
La via su cui la Chiesa è chiamata a camminare è il Dialogo (a cura di Stefania Falasca, editorialista di “Avvenire”), migliore antidoto al fondamentalismo. Nel magistero di Francesco pertanto dire dialogo non è una parola ma una descrizione fondativa, che racchiude tutta una prospettiva ecclesiale ed ecclesiologica. Altro concetto chiave è l’Educazione (di Salvatore Mazza, vaticanista dell’”Avvenire”). Qualcosa che Francesco volle mettere in chiaro subito, praticamente all’indomani della sua elezione, quando il 7 giugno del 2013 dedicò proprio al tema dell’educazione il suo discorso ai giovani delle Scuole dei Gesuiti: “Insegnate a vedere la bellezza e la bontà della creazione e dell’uomo, che conserva sempre l’impronta del Creatore. Ma soprattutto siate testimoni con la vostra vita di quello che comunicate… Senza coerenza non è possibile educare! Tutti siete educatori, non ci sono deleghe in questo campo”. E poi c’è la F di Famiglia, per Francesco cellula fondamentale della società, “scuola di umanità”, tanto da dedicarle due sinodi. Il vaticanista Giacomo Galeazzi spiega come, su questo tema, il nuovo papa sia disposto ad aperture, specie per le coppie che si trovano a vivere una seconda unione. Francesco ha ribadito più volte di stare dalla parte della Gioventù (di Cristian Martini Grimaldi, saggista e giornalista) aggiungendo che non gli piacciono i giovani che non protestano, perché non covano l’illusione dell’utopia e l’utopia non è sempre un male, anzi è un modo per guardare avanti: coi tempi che corrono, bisognerebbe indossare i panni dei rivoluzionari!
Parola cardine del vocabolario bergogliano è sicuramente Giustizia, come ci racconta il giornalista Francesco Peloso. Giustizia è il nome del pane che, secondo Bergoglio, manca ai poveri, nelle periferie, nel rapporto squilibrato fra nord e sud del mondo, nello strapotere della finanza, nello sfruttamento del lavoro, nel dilagare delle schiavitù contemporanee, e anche nelle diseguaglianze di opportunità, strumenti di conoscenza, possibilità di emancipazione che toccano la grande maggioranza dell’umanità. Giustizia è, insomma, un impegno reale cui sono chiamati gli uomini e le donne secondo i modi in cui si organizza nell’epoca moderna, democratica, la lotta per l’affrancamento dalle forme di oppressione, cioè attraverso movimenti, sindacati, battaglie sociali. Allo stesso tempo il termine “giustizia” si riappropria, con papa Francesco, di uno spazio e di un significato radicalmente evangelici, si fa messaggio di amore per l’umanità, di fratellanza, di rifiuto del razzismo, di solidarietà e diventa quindi consapevolezza, nel cristiano, di ciò che rappresenta il Regno di Dio.
Altro concetto chiave è Misericordia a cui Francesco ha dedicato il giubileo che si sta svolgendo in questi giorni. Per Francesco, infatti, la misericordia “è la parola che esprime il mistero della SS. Trinità […;] è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro […;] è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita […;] la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato”. Dell’analisi si occupa Mauro Mantovani, salesiano sacerdote, rettore magnifico dell’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Non possono mancare, infine, nel lessico bergogliano termini e concetti centrali per la Chiesa e l’intera comunità cristiana quali Pace (di Luca Rolandi, direttore de “La Voce del Tempo”), Perdono in cui rientrano anche i “mea culpa” della Chiesa (di Alessandro Gavalotti, caporedattore de l’ “ANSA”) o Speranza con cui si indica, come spiega l’esperto di comunicazione Antonio Preziosi, anche l’affidamento al perdono, all’amore e alla misericordia di Dio

Questa guida alla “comunicazione” e al messaggio di papa Francesco rimane, comunque, un cantiere aperto. Finché Francesco sarà vescovo di Roma, dovremo aspettarci, infatti, che utilizzerà le parole contenute nel “vocabolario” numerosissime altre volte offrendo qualche nuova sfumatura, cambiando location e destinatari.
In ogni caso, il presente Vocabolario ha la pretesa di aiutare il lettore a comprendere meglio il pensiero del papa “venuto quasi dai confini del mondo”. E, possibilmente, di facilitargli il compito di riversarlo nella vita di tutti i giorni per fare del Vangelo una Parola vissuta e pregata.