“Volti nella folla” di Valeria Luiselli grazie alla casa editrice La Nuova Frontiera è distribuito da pochi mesi anche in Italia. Ad Elisa Tramontin è stata affidata la traduzione dallo spagnolo che risulta essere accurata e ineccepibile. La storia è di una giovane donna, madre di due bambini, che coltiva la passione per la scrittura dando vita a un romanzo le cui pagine saranno lette dal marito suscitando in lui una forte gelosia in quanto nel manoscritto si racconta delle sregolatezze di uno stravagante personaggio femminile con delle evidenti assonanze con sua moglie, che presta casa ad amici bizzarri e confusionari, dorme in letti altrui e fa l’amore con uomini diversi.
Nel romanzo ambientato a Città del Messico, la donna scrive ricordando il periodo in cui viveva a New York e lavorava come agente letterario di una casa editrice che intendeva far riemergere alcuni grandi poeti dimenticati della letteratura latinoamericana. Frequentando la biblioteca della Columbia University, la protagonista del libro si sofferma sullo studio di autori messicani potenzialmente traducibili in inglese scoprendo che negli anni Venti il poeta Gilberto Owen ha vissuto a pochi isolati da casa sua. Questo dettaglio si trasforma con il tempo in una vera ossessione tanto da considerare il fantasma di Owen come una presenza fugace, costante e invadente nella sua vita.
In un continuo alternarsi tra reale e finzione, in un gioco di incastri tra passato e presente, si susseguono in un gioco stilistico interessantissimo il poeta e la ragazza che è come si cercassero nei luoghi abitati da entrambi seppur in epoche differenti. Le gallerie della metropoli diventano dimore di incontri mai accaduti, ma è proprio qui che tra innumerevoli volti lei scorge quello di Owen.
In questo straniamento poetico letterario non si perde mai di vista il mondo familiare della donna e l’ambiente domestico dove vive la sua quotidianità riuscendo a descrivere tutta la magia che sa creare una madre-scrittrice che affida alla scrittura stessa nuove nascite, vite, miracoli, apparizioni. Il gioco stilistico stordisce piacevolmente il lettore che può vivere una sorte di sospensione in un oblio di parole, racconti, sogni, prodigi.
Mentre la vita familiare andrà avanti sgretolandosi sempre più a causa di dubbi e incomprensioni nella coppia, scorre la narrazione della vita di Owen che prende posto tra le pagine del libro dove compaiono scritti quasi fossero il diario del poeta che pian piano invecchia e diviene cieco. È un’illusione letteraria che regala grazia e acquiescenza perfino nella scena finale dove sembra stia per scoppiare un terremoto e la donna si rifugia con i suoi figli sotto il tavolo e in una “bianca oscurità” scorgono mosche, scarafaggi e zanzare. Da un’altrove remotissimo risuonano i versi di una poesia “Mosca morta canzone del non veder niente, del non sentir niente, che nulla è”.