AnamAnch’io sono scrittura. Autobiografia di Octavio Paz

L’autobiografia di Octavio Paz “Anch'io sono scrittura” a cura di Julio Hubard, tradotto da Maria Nicola e pubblicato da Edizioni Sur è un libro che racconta non solo il contesto sociale e politico...

L’autobiografia di Octavio Paz “Anch’io sono scrittura” a cura di Julio Hubard, tradotto da Maria Nicola e pubblicato da Edizioni Sur è un libro che racconta non solo il contesto sociale e politico nel quale è vissuto il poeta, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel nel 1990, ma spiega in particolar modo il rapporto che Paz ha avuto con i libri e il senso che lui ha affidato alla parola.

Il periodo storico nel quale si è sviluppata la sua poetica è caratterizzato da eventi straordinari e anche nella sua nazione vi era un pullulare di proteste e cambiamenti radicali che infiammavano gli animi dei rivoluzionari tuttavia ad influenzare il pensiero di Octavio Paz non fu una corrente politica, ma la lettura. Si tratta di un’abitudine coltivata sin da bambino quando accedeva alla biblioteca di famiglia senza alcuna restrizione, una passione generatrice di entusiasmo che è stata anche una sicurezza perchè i libri hanno rappresentato nella sua esistenza una certezza, un porto nel quale approdare dopo ogni tempesta. “Sono stato un lettore disordinato e avido” scrive Paz in questo avvincente soliloquio.

Da Salgari e Jules Verne poi il mondo arabo e la poesia barocca messicana e ancora Neruda, Pound, Williams Carlos Williams, Wallace Stevens per continuare all’infinito in questa ricerca solitaria, Paz attraverso la letteratura si è posto diversi quesiti diventando parte della ricerca, dell’esplorazione, del movimento della storia, egli stesso era elemento insostituibile di un processo nel quale non vi è contrapposizione tra poesia e rivoluzione perché esse sono “le due ali di una stessa passione”.

La bellezza di questo libro sta nell’aver svelato i pensieri più profondi di uno straordinario poeta che sosteneva con fermezza come gli scrittori non debbano avere dei doveri specifici nei confronti del loro Paese ma in particolar modo nei confronti del linguaggio: “Quando una società si corrompe, a imputridire per primo è il linguaggio. La critica della società, quindi, inizia con la grammatica e il ristabilimento dei significato”. Non esiste quindi una differenza tra letteratura e società perché esse combaciano nella parola intesa come strumento nobilissimo per esprimere il proprio soggettivo impegno, la poesia rappresenta la continuità tra il pensiero e l’azione.

In queste pagine emerge lo sguardo attento e profondo che Paz aveva nei confronti del suo tempo, del rapporto tra tradizione e modernità interrogandosi costantemente sul senso della parola e sulla sua innata capacità di renderci liberi. Paz si sofferma sulla capacità dello scrittore nel creare un dialogo non con se stesso ma con gli altri perché nella pagina bianca, l’autore può far convergere le molteplici voci che gravitano intorno a lui. La letteratura può diventare un bene per tutti, un mezzo per raccogliere più visioni del mondo, per rendere visibile una pluralità di persone che possono ritrovare la propria identità perché la scrittura è fondamentalmente un dialogo con il mondo. Essa pareggia le differenze nella perfezione delle righe dove si incastrano parole nate dalla vita, dalle tante vite che popolano un libro.

“Anch’io sono scrittura” è un testo intriso di una letteratura sinuosa e abbagliante dove compare l’audacia morale, la sobrietà intellettuale e il pensiero nitido di Octavio Paz.