FocusMéditerranée“Esilio dalla Siria”, il libro di Shady Hamadi contro l’indifferenza

di Paola Martino | FocusMéditerranée Lo scrittore, blogger e attivista per la causa siriana Shady Hamadi, dopo la pubblicazione di “La felicità araba“, torna a raccontare la sua terra di origine c...

di Paola Martino | FocusMéditerranée

Lo scrittore, blogger e attivista per la causa siriana Shady Hamadi, dopo la pubblicazione di “La felicità araba“, torna a raccontare la sua terra di origine con un nuovo libro: “Esilio dalla Siria”.

Attraverso la sua esperienza personale e il racconto del dramma e della sofferenza di questo popolo, che sta conducendo una lotta quotidiana contro l’indifferenza, Hamadi affronta temi fondamentali, come identità, integralismo, rapporto tra le religioni, libertà e lotta contro la dittatura. Si alternano in questo volume ricordi, incontri, riflessioni sulla società siriana.

“La morte di Mustafa, inghiottito nelle carceri del regime siriano, il confronto con gli attivisti della società civile e con la gente di tutti i giorni, cercando di ridare un volto e una dignità alla Siria e a un popolo che, fortemente, vuole l’emancipazione da una dittatura e dal fondamentalismo, sotto lo sguardo disattento e disinteressato (o forse troppo interessato e per questo muto) dell’Occidente“.
Queste, le parole di Hamadi per introdurre il suo libro.

“Conosco la sofferenza dell’esilio, perché ci sono nato. Ho provato il dramma della perdita, quando sono morti amici e parenti e i loro corpi non ci sono mai stati ridati. Ho sperimentato la sofferenza inflitta dall’attesa del ritorno di un carcerato. Ma ho anche conosciuto meglio la dignità, il suo valore, guardando negli occhi i bambini e i loro genitori nei campi profughi”.
Abbiamo ascoltato l’autore in occasione della presentazione del libro a Milano.

Dal nostro ultimo incontro – in occasione dell’uscita del libro “La felicità Araba” – ad oggi, cosa è cambiato in Siria?
E’ entrato in scena un nuovo protagonista: il fondamentalismo, quello dell’Isis, differente dal fondamentalismo dei gruppi autoctoni siriani; quindi un’altra forza esterna che entra all’interno del Paese. Le altre forze esterne, ricordiamolo, sono l’Iran, gli Hezbollah, i russi. Per i siriani è cambiato che non vengono più riconosciuti come vittime: il principale carnefice, cioè il regime siriano, oggi è diventato il male minore, un alleato quasi necessario. Certamente – dicono alcuni commentatori – un criminale, ma un criminale necessario per sconfiggere quello che viene descritto da tanti il “male supremo”, quasi fosse qualcosa di innaturale. Oggi, noi non sappiamo più, ad esempio, quanti siriani muoiano sotto le bombe sganciate dagli aerei e tanto meno non sappiamo dei siriani che vengono uccisi dall’Isis. Sappiamo, invece, chi sono – nomi, cognomi e facce – le vittime che il fondamentalismo fa oggi in Europa. Devo dire che questa è una naturale conseguenza dell’immobilismo e dell’inefficacia della comprensione da parte della comunità internazionale verso quello che sta accadendo in Siria. Abbiamo, oggi, il dovere di rispondere ai siriani decostruendo l’Isis, iniziando cioè a capire che questo è un fenomeno che si è sviluppato per delle motivazioni e se non risolveremo queste motivazioni l’Isis arriverà anche a qualcos’altro. Dobbiamo, quindi, porci le domande giuste: quali sono i collegamenti esistenti tra la nascita e il radicarsi del fondamentalismo e i regimi autoritari e nazionalisti arabi? Io penso che questo sia un punto basilare per capire la genesi del radicalismo islamico e anche del perché non riusciamo pienamente a condannare quello che fanno le dittature nel Medio Oriente.

Cosa troveremo in questo libro, in più o in meno, rispetto al precedente?
Questo libro è il secondo passo di una trilogia. “La felicità araba” raccontava il passato della Siria attraverso la storia della mia famiglia. Questo volume vuole rappresentare un’istantanea sul presente, l’esilio soprattutto, e l’incomprensione intorno ai siriani, trattando la quotidianità, per ridare un volto ad un popolo ignorato. Mi premeva raccontare soprattutto gli incontri che ho fatto durante questi cinque anni e mettere a confronto la mia esperienza di italo-siriano, e quindi in qualche maniera il mio ruolo di collegamento tra Oriente e Occidente. Incontri, quindi, sia con europei – italiani – sia con arabi. Il mio libro, fa da ambasciatore verso chi non posso incontrare.

Dobbiamo quindi aspettarci un terzo libro?
Sì, quando riuscirò a tornare in Siria…

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