“L’anima semplice” scritto nel 1901 da Matilde Serao ritorna in una nuova stampa a cura di Edizioni Croce.
Siamo all’inizio del secolo, in una Napoli caotica e tormentata, e una delle più grandi scrittrici italiane di tutti i tempi e fondatrice de “Il Mattino”, pubblica venti puntate del romanzo sulla rivista “Flegrea”.
Si tratta di un capolavoro letterario che vede come protagonista un’anziana suora di clausura costretta assieme alle sue consorelle, le Sepolte Vive, ad abbandonare il monastero del Suor Orsola Benincasa. La decisione avviene in seguito alla legge varata nel 1890 secondo la quale tutti i beni ecclesiastici dovevano essere requisiti.
La Serao prende spunto dalla promulgazione del decreto sancito da Francesco Crispi per dare vita a una storia appassionante, ricca di sfumature utili per riflettere su un contesto sociale grezzo e affarista dove predomina arroganza, cattiveria, civetteria, squallore, insensibilità. Nell’audace descrizione della Serao che scende nel ventre profondo di Napoli per raccontare una drammatica storia si coglie la precarietà della vita di chi è abbandonato a se stesso.
Suor Giovanna della Croce, al secolo Luisa Bevilacqua, dopo quarant’anni di clausura, si trova in un mondo che non le appartiene dove è costretta a rifarsi una vita. Umiliata e offesa, la monaca patisce la solitudine, la sofferenza, la povertà, rimanendo però sempre ancorata alla fede, la sua più grande ricchezza.
Dalle pagine emerge la cattiveria senza fine dei parenti come la sorella Grazia che già nell’età della giovinezza tradisce Luisa rubandole il fidanzato. Delusa e amareggiata per la scoperta, la protagonista decide di rifugiarsi nel convento, ma una volta uscita suor Giovanna si ritrova di fronte all’accidia della sorella che pretende di riscuotere un assegno di mantenimento che in realtà non giungerà mai. Dopo aver abbandonato anche la dimora familiare, suor Giovanna assiste una madre che dopo il parto subisce una forte emorragia interna, una sofferenza infinta che dilagherà nella follia della donna. Poi assistiamo all’incontro con una ex prostituta che chiede la grazia a Dio affinchè il suo uomo non la lasci in mezzo a una strada.
Il testo che riporta in copertina “Piazza Masaniello” di Jean Auguste Bard, è introdotto da Monica Cristina Storini, docente di Letteratura italiana alla Sapienza di Roma, possiede uno stile narrativo affascinante, una scrittura che è pura bellezza in mezzo ad un sudiciume di miseria e degrado, è luce che illumina il buio della povertà e della fame.
La scrittura di Matilde Serao dà voce a chi non la possiede e offre dignità alle eroine solitarie che come suor Giovanna, oggi come allora, si ritrovano ad affrontare storie incredibili.