From Paris with blogUn caso di ordinario razzismo

Forse lo sanno in pochi, ma il protagonista dell'ultima edizione francese di The Bachelor – una specie di Uomini e Donne, ma un filo meno trash – è un ragazzo italiano che si chiama Gian Marco. Da ...

Forse lo sanno in pochi, ma il protagonista dell’ultima edizione francese di The Bachelor – una specie di Uomini e Donne, ma un filo meno trash – è un ragazzo italiano che si chiama Gian Marco. Da qualche mese, questo figaccione poco più che trentenne entra tutte le settimane nelle case dei francesi e, tra una coppa di champagne e una gita al mare, fa il possibile per gestire una vagonata di belle ragazze senza perdere la bussola. Obiettivo: trovare l’anima gemella. Io l’ho incontrato e (purtroppo) devo ammettere che mi è sembrato non solo il classico belloccio, ma anche un tipo brillante, raffinato e carismatico. L’ultima edizione di The Bachelor si è conclusa qualche giorno fa e durante una di quelle tipiche puntate conclusive in cui tutti i vari personaggi del circo vengono fellinianamente riuniti in studio per togliersi i sassolini dalle scarpe, hanno lanciato una “simpaticissima” clip in cui la voce fuori campo ha ridicolizzato Gian Marco per dei futilissimi errori di francese. Cioè, non solo questo tizio ha dimostrato di saper gestire egregiamente il suo ruolo televisivo in una lingua che non è la sua, l’hanno pure dovuto sfottere per errori del tipo “femininité” al posto di “feminité” o “romantisisme” al posto di “romantisme”, con tanto di parole in sovraimpressione a prova di sordomuto. Insomma, una vigliaccata; una crocifissione in sala mensa. Lui, che di solito è sempre sorridente e a suo agio, non ha apprezzato e si è visto.



Betisier” di questo genere – tanto vale dirlo – non sono affatto una novità nell’universo mediatico francese, talmente poche sono le idee nelle teste degli autori. Anche Mika, ad esempio, che in Francia fa il giudice nel talent show The Voice, ne è stato vittima, nonostante abbia origini libanesi e si esprima benissimo in francese. Sorvolo sui casi più banali che tutti gli stranieri che vivono in Francia hanno potuto constatare. Per la serie: chiedi un’informazione in francese e loro ti rispondono in inglese (scorretto, tra l’altro).

I francesi pensano tutti di vivere in un paese che ha vinto la sfida del multiculturalismo. Se lo dicono da soli, di essere aperti, moderni e cosmopoliti, e ne vanno pure un sacco fieri. Noi italiani, invece, stiamo indietro anni luce. Commenti del tipo: “eh sì, da voi i neri sono considerati solo come dei vucumprà”, ad esempio, mi sono capitati più di una volta. Mentre loro accolgono e integrano, noi siamo ancora al “sì badrone”. Loro sono gli illuministi e gli illuminati, noi invece abbiamo eletto Berlusconi (tutto un altro mondo rispetto a Sarkozy, vero?), sbattiamo le donne ai fornelli, siamo mafiosi, ci piacciono la pasta, la pizza e il mandolino. Il loro multiculturalismo, invece, è talmente riuscito che si sparano tra di loro con i kalashnikov – i fratelli Kouachi, che hanno sterminato la redazione di Charlie Hebdo erano francesi, non dimentichiamocelo – e il partito xenofobo di Marine Le Pen – altro che le buffonate di Salvini – si attesta da anni ormai al 30%. Nel frattempo, a Londra, eleggono un sindaco musulmano. Ecco, a questi francesi così aperti, così sensibili nei confronti dell’Altro vorrei dire: magari prima di giocare a mettervi il velo in testa e a credere di essere aperti solo perché mangiate il couscous sotto casa, iniziate ad essere meno razzisti nei confronti di chi vi abita a due passi.