Chi pretende di regolare i mercati dovrebbe fare regole chiare ma in Italia non é così.
L’aumento del 4,3% delle bollette, deciso dall’Autorità lo scorso luglio, é stato prima sospeso dal TAR, con grande enfasi mediatica e poi, sottovoce, rimesso in bolletta.
Adesso si cercano responsabili che avrebbero “condizionanto il mercato”.
Ma l’allegato di una delibera dell’Autorità filosofeggiava così, su parametri privi di contenuti e perentorietà, peraltro ancora oggi indefiniti:
“14.6 – Gli utenti del dispacciamento delle unità fisiche di produzione e consumo sono tenuti a definire programmi di immissione e prelievo utilizzando le migliori stime dei quantitativi di energia elettrica effettivamente prodotti dalle medesime unità, in conformità ai principi di diligenza, prudenza, perizia e previdenza”
“14.7 – Terna segnala all’Autorità significativi e reiterati scostamenti dall’applicazione dei principi enunciati al comma precedente, per l’adozione dei relativi provvedimenti di competenza.”
Sulla base di tali princìpi, l’Autorità pretenderebbe ora di sanzionare gli eventuali responsabili che, se ritenuti tali dalla stessa Autorità, dovrebbero restituire a Terna centinaia di milioni di euro perché Terna non ha segnalato per tempo.
Ma l’Autorità per l’energia non é un Giudice, nonostante il Ministro Calenda lo ritenga tale, e l’eventuale sanzione é un chiaro abuso di potere.
E, solo per far vedere che esiste, sulla stessa vicenda si attiva anche l’Antitrust contro i produttori, le cui centrali sono state chiamate da Terna a riequilibrare il sistema.
Si accettano scommesse su come finirà.
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