C’è Chicoco Radio, il nuovo progetto galleggiante dell’architetto nigeriano Kunlé Adeyemi (http://nleworks.com); il design tradizionale delle sedie in materiale riciclato del maliano Cheick Diallo (www.facebook.com/cheick.diallo.148); e le ingegnose biciclette in bambu’ della ghanese Winifred Selby (http://ghanabamboobikes.org). Il volume What Africa Can Do for Europe è un tributo alla creatività e allo spirito imprenditoriale dei popoli che abitano l’Africa, un continente per molti aspetti ancora difficile. Pubblicato (2000 copie numerate) dai tipi della conferenza annuale sul design “What Design Can Do” , che quest’anno si è tenuta ad Amsterdam dal 30 giugno al 1 luglio, racconta oltre 31 progetti di architettura, moda, design industriale, digitale e sonoro made nel Continente africano.
L’obiettivo è ambizioso, e lo si capisce dal titolo stampato a grandi lettere sulla copertina.
In Africa, un continente grande tre volte l’Europa, le differenze culturali fra abitanti del Marocco e dello Zimbabwe, o fra gli etiopi e i ghanesi, sono possibilmente persino piu’ grandi di quelle fra tedeschi e portoghesi. Eppure i musicisti, gli artisti, gli inventori e gli architetti selezionati in questo volume dimostrano di riuscire ad emergere perchè incoraggiano una idea di unità e collaborazione nel design dal Continente. Cosa che, secondo gli autori del volume, puo’ essere di grande ispirazione (anche per l’Europa).
Il volume, stampato su vigorosi fogli di carta spessa e di colore giallo, ci racconta che in Africa ci sono appena 35mila architetti iscritti all’Ordine, contro, per fare un esempio, gli oltre 153mila dell’Italia (ma qui sono davvero tanti), nonostante il fenomeno dell’urbanizzazione sia in crescita. Da questo dato emerge l’importanza di sostenere nuovi progetti di design urbano. Come quelli di Diébédo Francis Kéré (kere-architecture.com), nato e cresciuto in Burkina Faso e formatosi professionalmente a Berlino che miscela know-how europeo ad esigenze locali (come molti altri protagonisti di questo volume). Il libro ci ricorda anche come l’Africa si sia già fatta ampiamente sedurre dalla rivoluzione digitale. Nel 2011 Juliana Rotich è rientrata nel suo nativo Kenya, dopo anni trascorsi negli Stati Uniti, per produrre BRCK, un modem WiFi portatite con un’autonomia elettrica di 8 ore che pesa meno di 500 grammi.
Di una indiscutibile eleganza nel portamento ci parla, invece, la nuova linea di abiti della stilista senegalese Selly Raby Kane (sellyrabykane.com), che reinventa i tessuti dell’Africa occidentale utilizzando motivi e materiali nuovi, e dice di ispirarsi alle forme morbide dell’Asia e dell’Europa. L’ho incontrata a Dakar, prima dell’inizio dell’estate, quando si è presentata al nostro appuntamento con un amico, il giovane illustratore ivoriano Jean-Luc Gosse che lavora con lei e con il fotografo e artista Paul Sika.
Non mancano le segnalazioni sulle anime “arabe” dell’Africa. Per l’Egitto ci sono i graffiti del volume Walls of Freedom scritto da Don Karl e Basma Hamdy, e le illustrazioni dei fratelli Twins Cartoon, i co-fondatori del festival del fumetto CairoComix. Di Marocco si parla invece nei video remix dedicati ai rumori e alle tradizioni musicali e vocali africane, a volte sorprendentemente radicali, realizzati dal musicista, dj e artista multimediale Hatim Belyamani (www.remix-culture.com).
Vale la pena di leggere con attenzione il volume fino alla fine. Nella pagina dedicata alle fonti ispiratrici, fra gli altri, ci sono Design Indaba, la piattaforma online di cultura e news dell’omonima conferenza internazionale sul design di Città del Capo, il magazine online Okayafrica sulla cultura giovanile, e la rivista di cultura, economia e politica Jeune Afrique, fondata nel 1960 a Tunisi ma che oggi ha la sede principale a Parigi.