ilGraffioGuicciardini docet

Nelle ore in cui il Partito Democratico sembra sempre più vicino ad una dolorosa scissione, c’è un elemento che forse è sottovalutato. Da molti. Vale a dire, l’impianto sostanzialmente proporziona...

Nelle ore in cui il Partito Democratico sembra sempre più vicino ad una dolorosa scissione, c’è un elemento che forse è sottovalutato. Da molti.

Vale a dire, l’impianto sostanzialmente proporzionale che la nuova legge elettorale necessariamente avrà. Al di là del punto di ricaduta che verrà trovato, se verrà trovato, in Parlamento, è evidente che dopo le ultime pronunce della Corte Costituzionale sia per il sistema del Senato sia per quello della Camera la filosofia prevalente non sarà più quella maggioritaria.

E allora, la domanda, come si dice in questi casi, sorge spontanea: a che cosa serve dividersi se poi inevitabilmente il destino è comunque comune, se si vogliono avere possibilità di vittoria?

Insomma, Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema, Roberto Speranza e Michele Emiliano si fanno sì un loro partito, ma poi in sede di voto politico nazionale molto probabilmente sono costretti ad allearsi con il grande nemico, cioè Matteo Renzi. E a sua volta il ‘Rottamatore’ se vuole tornare a Palazzo Chigi deve scendere a patti con chi ha sempre considerato il diavolo in casa propria.

Storie tipicamente italiane, schizofrenie di un Paese che non riesce ad essere normale, dove l’interesse nazionale a parole viene perseguito da tanti, ma praticato da pochissimi.

E’ il ‘particulare’ declinato da Francesco Guicciardini quello che alla fine, volenti o nolenti, ha la meglio. Perché nell’anno di grazia 2017 l’Italia è ancora il Paese dei mille campanili…