From Paris with blogDibattito tv tra i candidati all’Eliseo: ma che partita avete visto?

Come sapete, l’altra sera c’è stato il primo dibattito in tv dei candidati all’Eliseo. Più che di un “grand débat” - come l’ha presentato l’emittente privata TF1 - si è trattato in realtà di un dib...

Come sapete, l’altra sera c’è stato il primo dibattito in tv dei candidati all’Eliseo. Più che di un “grand débat” – come l’ha presentato l’emittente privata TF1 – si è trattato in realtà di un dibattito a ranghi ridotti, vista la presenza dei soli cinque candidati “forti” (?) e l’esclusione degli altri sei. Uno dei réfusés, tra l’altro, il gaullista Nicolas Dupont-Aignan, aveva già gettato la benzina sul fuoco abbandonando lo studio del telegiornale di TF1 per protesta (il video è diventato virale sui social e ha regalato al candidato di destra due punti percentuali in più nei sondaggi).

Ma che volete farci, se in Francia un “petit café” trabocca dalla tazzina e un “petit apéro” dura fino all’alba, è chiaro che i cugini d’Oltralpe hanno qualche problema con le dimensioni.

Fatto sta che le luci dello studio non erano ancora spente che il canale all news BFMTV ha subito fornito ai telespettatori i risultati di un sondaggio di gradimento. Chi ha vinto? Che domande: Emmanuel Macron. Poco importa che il proprietario di BFMTV, Patrick Drahi, abbia potuto acquistare la compagnia telefonica SFR proprio grazie al favore compare Macron, all’epoca ministro dell’Economia. Il mitico sondaggio effettuato su poche migliaia di francesi – che, ricordiamo, “non indica un’intenzione di voto, ma un parere sul dibattito” – ha fatto il giro delle redazioni, le quali, come al solito, hanno ripreso la notizia inserendo il pilota automatico. Anche in Italia, la corrispondente di Repubblica Anais Ginori – tra gli altri – ha titolato sulla (presunta) “vittoria” di Macron, citando – ovviamente – il sondaggio di cui sopra.

Che fine ha fatto l’obbiezione spinosa del socialista Benoit Hamon sull’appoggio delle multinazionali farmaceutiche alla candidatura di Macron? E il riferimento di Marine Le Pen alla sua posizione pro-burkini? Che fine hanno fatto i sei minuti in cui – come ha giustamente segnalato la leader del Front National – Macron non è riuscito a esprimere un solo concetto politico? E le quindici volte – contate dal quotidiano Le Parisien – in cui Macron ha dato ragione agli avversari senza opporre alcuna alternativa programmatica? E il suo appello finale ai francesi, vuoto, incerto e banale? Bisognerebbe chiederlo a BFMTV. Molti nemici, molto onore – risponderanno loro. Sarà… Il Financial Times non la pensa allo stesso modo.

Certo, con un Hamon impalpabile e un François Fillon in evidente imbarazzo sul tema della morale in politica a causa delle indagini sugli impieghi fittizi che lo riguardano, non era così difficile evitare una brutta figura. Ma nessuno – a parte Giuliano Ferrara sul Foglio – ha parlato dell’efficacia dialettica di Marine Le Pen, chiara e senza peli sulla lingua, seppur spesso furba nell’aggirare alcune domande. Nessuno ha parlato della performance di Jean-Luc Mélenchon, il candidato a sinistra di Hamon, capace di conciliare proposte, schiettezza e anche un certo lirismo nei suoi interventi.

Eh no, non c’è niente da fare. Per la stampa, alla fine, c’è sempre e solo Macron.

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