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29 Marzo 2017

From Paris with blogImpara il politichese con Macron

Federico Iarlori

Vi ricordate quando il nostro caro Mario Monti fu nominato Presidente del Consiglio? Che bei tempi, non è vero? La sua sobrietà, il suo humour britannico, il loden, il cagnolino... Così lontano dal...

Vi ricordate quando il nostro caro Mario Monti fu nominato Presidente del Consiglio? Che bei tempi, non è vero? La sua sobrietà, il suo humour britannico, il loden, il cagnolino… Così lontano dalla volgarità e dagli eccessi di Berlusconi e della sua cricca…

Bene. Emmanuel Macron è l’upgrade di Monti. Perché non solo è calmo (questa è l’eccezione che conferma la regola), ragionevole, ponderato nelle sue riflessioni e si tiene sempre alla larga dagli scontri – oltre ad essere amico delle banche e delle multinazionali. E’ pure giovane e figo (?). E ha scelto di condividere la sua vita con una donna che ha 20 anni più di lui – questo sì che significa essere femministi.

D’altronde, come biasimare la sua strategia? Negli ultimi anni i partiti anti-sistema sono sbucati fuori come funghi. Alcuni sono nati tali, altri rivendicano di esserlo diventati: così, da un giorno all’altro. A sentirli parlare, i leader odierni sembrano tutti rivoluzionari, tutti contro l’establishment, tutti “diversi” dagli altri. Il problema è che ormai ce ne sono talmente tanti, in Francia, che si rischia davvero, paradossalmente, di non sapere più chi scegliere. A sinistra, Benoit Hamon è il rivoluzionario del Partito socialista e Jean-Luc Mélenchon lo è ancora di più; a destra, Marine Le Pen è il candidato anti-sistema per eccellenza e perfino François Fillon, il leader moderato, è stato costretto dagli scandali ad abbandonare il suo tono mite e rassicurante per indossare gli abiti del guerriero che si batte contro un complotto orchestrato ai suoi danni dalla presidenza Hollande. Per non parlare dei candidati minori, uno più incazzato dell’altro contro la casta dei poteri forti e dei media.

Insomma, molto meglio prendere le distanze da questi esaltati, complottisti ed eversivi; da chi straparla, da chi vuole cambiare tutto, ma non sembra esserne in grado. Basta. Macron preferisce il dialogo sereno. Dà ragione un po’ a tutti e interpreta a meraviglia un ruolo che, in effetti, in questa marea di declinisti armati fino ai denti, era rimasto vacante: quello del “populista ottimista”. Proprio come un buon coach motivazionale da impresa, basta che apra bocca perché tutti i problemi da risolvere diventino un’occasione di crescita e di miglioramento; nient’altro che sfide che fortificano in vista del raggiungimento di nuovi traguardi e non un cancro da estirpare.

Il popolo del web, sempre molto attento, se n’è accorto e ieri ha lanciato l’hashtag #ParleCommeMacron (Parla come Macron), che invitava gli internauti ad affrontare i grandi problemi della nostra società elaborando delle perifrasi ottimiste tipiche del CEO di una multinazionale. L’effetto comico è garantito. “Lavoratore sottopagato? – ha scritto un utente su Twitter – Non mi piace questa espressione, preferisco Persone economicamente competitive per la creazione di valore”.

E così:

– “Furto” diventa “Prestito di durata indefinita senza autorizzazione preventiva del proprietario”;

– “Spacciatore” diventa “Importatore-esportatore di erbe medicinali”;

– “Propaganda” diventa “Campagna di protezione contro l’FN”;

– “Corruttore” diventa “Altruista ben informato”;

– “Povertà” diventa “Opportunità di avvicinarsi alla natura”;

– “Licenziamento” diventa “Inizio di una nuova avventura produttiva” o “Fluidificazione delle energie imprenditoriali”;

– “Disoccupazione” diventa “Apertura del dominio del possibile”.

Cosa sono quelle facce? Suvvia, siate ottimisti!

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