Faccio fatica a ricordare dettagliatamente, gli anni si accavallano così come i giorni, e di essi ricordo solo i momenti, le scene. Io seduto sul tavolo della cantina dove studio, con la voce degli interventi sguaiati, bestemmianti o goliardici, arrabbiati o amanti degli ascoltatori che chiamavano Radio Radicale. Le lunghe dirette di Pannella. Le rassegne stampa di Bordin. Le interviste di Falconio. Le conduzioni di Marafioti. Radio carcere. Nessuno tocchi Caino… Le registrazioni dei convegni di politica, filosofia, diritto. E molto altro ancora…
Alla guida per lunghi viaggi in autostrada, in rampe e tornanti di montagna, nel traffico cittadino di agosto o nella pioggia di febbraio. Più recentemente in camminate per sentieri e boschi con gli auricolari ascoltando la «voce, nella quale tutte le voci»…
E’ stato apprendistato democratico, scuola di politica, allenamento all’ascolto tollerante, educazione al dialogo, accostamento alla comprensione dell’ontologia dell’attualità. Ma anche distrazione, diversione, meditazione e talvolta divertimento puro, per il gusto. Pannella aveva un corpo fatto di voce, di volute di fumo che transitavano oltre la cortina dell’etere ed entravano nello spazio della mia casa. Con Radio radicale ho imparato a fumare e poi a smettere di fumare.
Radio radicale è stata un’esperienza annodata con la mia esistenza. E con quella di molti, anche più di quanto si pensasse. Nei giorni scorsi, mi sono ritrovato nelle parole di quanti dicevano: anni e anni di mattina ascoltando la voce roca di Bordin. Etc. etc.
Non c’è la purezza, non c’è mai purezza. Da nessuna parte. Radio Radicale ci ha insegnato che la purezza è uno spettro totalitario. E se qualcuno lo ha capito, accettando il gioco tenue e intelligente della sfumatura, sa cosa vuol dire la pazienza dell’ascolto e dell’intervento, della costruzione del senso di una convivenza nei diritti.
Una radio non è un dispositivo, come un social. Uno radio è uno strumento, un organo.
Radio radicale va salvata, va aiutata, va sottratta alla triste parentesi ebete di questa ebete triste parentesi politica attuale. Per questo, in qualunque modo io possa, e invitando altri a farlo, inviterò ad appoggiarla, perchè continui a vivere.