Dopo SkuolaMaturità 2019, l’orale? Difficile ma non impossibile

La maturità 2019 volge al termine. La prima settimana di orali è andata in archivio. Non tutti i ragazzi hanno ancora concluso le proprie fatiche. Ma alcuni di loro, dopo aver affrontato la prova p...

La maturità 2019 volge al termine. La prima settimana di orali è andata in archivio. Non tutti i ragazzi hanno ancora concluso le proprie fatiche. Ma alcuni di loro, dopo aver affrontato la prova più temuta di tutto l’esame riformato, sono già con la testa alle vacanze. Skuola.net, grazie al contributo di trecento di loro, ha voluto fare un primissimo bilancio del nuovo orale. Sarà stato così terribile come si temeva alla vigilia? Pare di sì, visto che la maggior parte dei maturandi intervistati ha giudicato difficile il colloquio: il 36% in linea con le aspettative, il 21% addirittura più complicato del previsto.

Con i commissari ‘complici’ tutto diventa più semplice

C’è però chi, a posteriori, promuove l’orale in versione 2019: il 29% l’ha trovato più facile rispetto alle previsioni. A fargli cambiare idea ha forse contribuito l’atteggiamento dei commissari d’esame, soprattutto di quelli interni. Perché circa un terzo dei maturandi dice di essere stato aiutato dai docenti durante tutto il colloquio, su ogni aspetto. Un altro terzo ha detto che i professori hanno concentrato gli aiuti sulle singole parti dell’orale (specialmente sulle famigerate buste). A conti fatti, solo 1 su 3 ha trovato di fronte a sé commissioni insensibili allo smarrimento vissuto dai primi ragazzi che si sono cimentati con la nuova maturità.

Cosa c’era nelle buste ‘pescate’ dai maturandi? Soprattutto testi e immagini

Tanti gli elementi di cui si componeva la prova di quest’anno. A partire dalle già citate buste, con lo spunto a sorpresa con cui i candidati dovevano rompere il ghiaccio. Ma cosa ci sarà stato dentro? Stando ai racconti degli studenti, moltissime commissioni sono andate sul classico: il 28%, infatti, ha ‘pescato’ un testo (poesia o prosa), il 19% una fotografia, il 10% un quadro. Pochi quelli spiazzati da spunti più alternativi: ad esempio, solo il 7% ha trovato un grafico da commentare o un problema da affrontare, altrettanti (7%) hanno estratto un’immagine tratta dai libri di testo, il 5% un articolo di giornale, il 3% un progetto, l’1% una tabella con dei dati.

L’argomento a sopresa non spiazza più di tanto, collegarlo a più materie sì

Così, alla fine, più di 8 ragazzi su 10 hanno scoperto di essere sufficientemente preparati per imbastire un discorso multidisciplinare: il 50% senza problemi, il 32% in parte. Anche se, poi, riuscire a collegare tutte le materie (come indicato dalle istruzioni) si è rivelata un’impresa più ardua: ci è riuscito solo poco più della metà: il 35% in scioltezza, il 28% con qualche grattacapo; 1 su 4, invece, ha toccato solamente qualche materia.

Cittadinanza e Costituzione: tante le domande sui diritti fondamentali

Altro tassello ricco di incognite era quello delle domande su Cittadinanza e Costituzione. Un ostacolo che, però, non tutti i maturandi si sono ritrovati sul proprio cammino verso il diploma: è toccato al 78% dei ragazzi intercettati dal sondaggio. Ma la curiosità era legata soprattutto al tenore delle domande. Anche qui, le commissioni si sono messe una mano sul cuore, proponendo spunti che permettessero di parlare: il 36% degli studenti ha dovuto rispondere a una domanda sulla prima parte della Costituzione (quella dei diritti fondamentali), il 26% ha dovuto illustrare un progetto a tema svolto dalla sua classe durante l’anno. Meno battuta la strada dell’organizzazione dello Stato (20%), così come quella dell’educazione civica (10%).

Alternanza scuola lavoro: la relazione sembra un ospite indesiderato

Terzo elemento di novità, la relazione sul periodo svolto dai maturandi in Alternanza scuola lavoro. Il fatto che fosse praticamente l’ultimo atto del colloquio ha fatto desistere molte commissioni dal chiederla in maniera approfondita: appena il 48% ha dovuto presentarla nei dettagli, il 36% l’ha solo accennata, al 16% non l’hanno nemmeno chiesta. Alla base, probabilmente, anche ragioni di tempo: considerando le domande sul programma vere e proprie, la maggior parte dei candidati (76%) dice di essere stata seduta al cospetto della commissione almeno tre quarti d’ora (il 16% ben oltre i sessanta minuti).