E chi l’avrebbe detto che avremmo digitalizzato anche il mondo degli investimenti sugli immobili. Pensate che da qualche anno esiste il modo di fare acquisti immobiliari in comunità con altre persone, sul classico modello del crowdfunding che prima veniva applicato solo alle startup digitali.
Insomma, si garantivano quote societarie, benefit, gadget, a chiunque mettesse in gioco una piccola parte del proprio capitale a favore del lancio di un’idea aziendale con una mission ben dichiarata.
La prima realtà imprenditoriale realmente riconosciuta fu probabilmente Housers, tuttavia, approfondendo lo studio di questa particolare dinamica mi sono imbattuto in un articolo su Likecasa.it, un portale verticale sul mondo del mercato immobiliare, dove si parlava appunto di acquisti e investimenti immobiliari tramite questa formula. Sorprendentemente, ad occuparsi degli investimenti con il crowdfunding nel settore degli immobili non è più la sola Housers, ma altre realtà che nell’articolo potete trovare ben illustrate e a cui sarà possibile registrarsi qualora si voglia intraprendere questa strada.
Il processo di “acquisto” è semplice e segue le logiche e i percorsi intrapresi fino a questo momento da tutti i modelli analoghi: si accede a delle piattaforme e si versa una quota a favore di una compagnia che si preoccupa di acquisto e gestione dell’immobile che abbia raggiunto la quota necessaria ad essere rilevato.
La differenza sostanziale è nella garanzia, mi spiego meglio: mentre nel crowdfunding tradizionale (come nel crowdsourcing) ci si impegna a corrispondere soldi e denaro in cambio di un progetto che non prevede un “ritorno certo” in questo mercato, con la stessa modalità finanziaria, si accede a un investimento solido che riuscirebbe a trasportare sul digital anche i più resistenti. Chi investe in immobili ha la certezza che (almeno parlando di appartamenti al centro città) potrà esserci una flessione del valore dell’immobile del 10% ma un incremento anche considerevole. Variazioni maggiori non sono mai attese, dunque la potenziale perdita del capitale esposto è un rischio lontano, quasi nullo.
Quante volte capita ai piccoli risparmiatori di pensare a un investimento che non immobilizzi il proprio denaro ma che li tuteli da questa perdita spaventosa? Bene, con questa modalità è semplice coinvolgere un grandissimo numero di persone che prima non avrebbero potuto comprare un immobile da soli ma che adesso, grazie alla collaborazione dei capitali di tanti altri risparmiatori, potranno destinare i propri soldi a un investimento controllato e davvero sicuro.
Finisce in questo modo (si fa per dire, perché la strada è ancora lunga, anche l’epoca degli acquisti tradizionali che passavano per la banca, il notaio e l’agenzia immobiliare): le case si comprano online, almeno quelle per non andarci a vivere nell’immediato. La riflessione immediata che vien da fare è la seguente: altri lavori in meno? Direi di no, come al solito, per ogni startup che nasce e per ogni processo operativo prima delegato a personale umano, vi è una sempre crescente richiesta di personale tecnico in grado di gestire queste piattaforme. Il mondo si trasforma, gli investimenti si trasformano, è ora che anche i lavoratori inizino a trasformarsi.