Terza notte di violenti scontri in Catalogna tra manifestanti e polizia, a seguito della discussa sentenza nei confronti dei leader indipendentisti catalani: almeno 41 persone sono rimaste ferite, di cui 28 a Barcellona e 5 a Girona, che si aggiungono ai 125 colpiti della notte tra martedì a mercoledì. Le forze dell’ordine hanno risposto alle barricate e al lancio di oggetti con cariche e lacrimogeni.
Madrid è invece l’altra faccia della stessa medaglia: in questi giorni il via vai tranquillo e sereno di deputati e senatori nell’area circostante il parlamento spagnolo, il Congreso de los Diputados, fa da contrasto alle manifestazioni di protesta che stanno animando la capitale catalana come l’occupazione e la chiusura dell’aeroporto di El Prat e l’assedio al commissariato centrale della città.
La lettura che si può dunque dare di quello che sta succedendo non può essere univoca. La sentenza che è stata emessa ha soddisfatto una parte dell’opinione pubblica, ha scontentato i conservatori spagnoli più radicali, ha sicuramente fatto arrabbiare (e non poco) gli indipendentisti e chi con gli indipendentisti cerca di arrivare ad accordi preelettorali. Non dobbiamo dimenticare infatti che la Spagna fra meno di un mese tornerà alle urne, tornerà a votare per il governo nazionale e non è chiaro quale sarà il risultato.
Di sicuro il fatto che la sentenza sia stata abbastanza dura avvantaggia in qualche modo il premier uscente Pedro Sanchez, accusato spesso di connivenza indiretta con gli indipendentisti per una sorta di lassismo nella gestione della questione catalana. Pedro Sanchez ha colto la palla al balzo, con questa sentenza, per dimostrare che anche sotto la sua guida, sotto il suo governo, i giudici sono stati lasciati liberi di decidere in completa autonomia e hanno preso misure piuttosto dure contro gli imputati.
Ovviamente tutto ciò allontana in un futuro prossimo la possibilità che vi sia un accordo di governo tra Sanchez e le minoranze, basche e catalane, che in Parlamento vengono sempre rappresentate e sono vicine alle istanze indipendentiste. Questa situazione permetterebbe a Sanchez di avviare dialogo per un più sorprendente progetto di appoggio esterno, magari con il Partito Popolare, il partito del centrodestra spagnolo, come protagonista.
Cosa succederà? Cosa ne sarà della questione catalana? Ritengo che gli ardori e le scalmane di questi giorni passeranno e passeranno abbastanza presto. Dopotutto Barcellona è una città stupenda, la Catalogna è una regione incredibile e con un ottimo livello socio economico e questo rende tutti alla fin fine più tranquilli: la pancia piena tranquillizza gli animi.
Di sicuro non si doveva arrivare fino a questo punto, ma non credo sia solo colpa dei politici di Madrid: buona parte della responsabilità va imputata ai politici catalani, che non hanno voluto perdere un solo centimetro del proprio potere locale e hanno scatenato le orde indipendentiste pur di creare un po’ confusione e di sviare l’attenzione dalle inchieste giudiziarie che li vedevano coinvolti per questioni di corruzione.
Per concludere, è interessante analizzare la reazione che c’è stata all’estero, come avvenne già non meno di un anno fa, su alcuni mezzi di comunicazione, presso certi opinion makers, per quanto riguarda le risposte delle forze di polizia alle manifestazioni – anche violente – dei catalanisti più infervorati: devo dire che chi si stupisce per il fatto che la Guardia Civil e la polizia abbiano reagito in maniera così decisa, si stupisce perché non conosce la Spagna. La Spagna è un Paese che ha ancora delle regole d’ordine pubblico che vengono rispettate e vengono applicate sotto qualsiasi governo, sia esso di centrodestra, del Partito Popolare, o del partito socialista. Può piacere o non piacere, ma come dicono qui “Spain is different”.