Nella tana, un romanzo gotico di Michaela Kastel tradotto da Monica Pesetti per Emons editore, da oggi in libreria.
Il libro
In fondo al bosco c’è una casa isolata, dove abita una piccola famiglia. Il cacciatore alto e forte che Ronja e i suoi fratelli chiamano papà, non è però il loro padre. Li ha rapiti da bambini, costringendoli a crescere nel suo spietato mondo di orrori quotidiani. Un giorno qualcosa cambia e la libertà tanto attesa sembra a portata di mano. Ma quello che era stato un sogno così a lungo, improvvisamente spaventa. Un’anima spezzata può ancora tornare a vivere, provare amore?
La mia lettura
Nella tana è un romanzo perturbante che contiene molti degli elementi del genere gotico come manifestazione delle angosce umane portate all’estremo. L’autrice orienta la sua attenzione su aspetti rovinosi della società e costruisce personaggi caratterizzati da evidenti e comuni (purtroppo) devianze psichiche.
Nella tana è un racconto di orrore domestico, contiene allusioni che contribuiscono a creare angoscia e senso di disagio senza ricorre però a descrizioni pruriginose o ad “effetti dozzinali”.
L’orco, che tiene prigioniere bambine indifese, vive isolato nel bosco (modello iniziatico del romanzo gotico) utilizza un buco sotterraneo come prigione, un ambiente quindi senza luce, una sorta di inferno dantesco che ha il doppio scopo di punire e annientare.
Le dinamiche vessatorie si concentrano soprattutto (ma non esclusivamente) su bambine che più facilmente rimandano all’immagine della “heroine in distress”, simbolo ricorrente di subordinazione e oggetto di desiderio e morbosità.
Ma quello che l’autrice Michaela Kastel mi sembra voglia rimarcare è l’idea del possibile superamento del conflitto interno tra passioni malvage e norme morali. La domanda è: si può ereditare la malvagità? E’ possibile la duplicazione del “ rito del carnefice “ in un’altra persona?
Michaela Kastel ci mostra la morte come strumento necessario per attuare il superamento del male, violenza per superare la violenza in un vortice incontrollabile dove l’alienazione assoluta gioca un ruolo decisivo.
La storia si sviluppa sul segreto attraverso un costrutto narrativo incentrato sull’indagine ed il disvelamento
dello stesso che tuttavia non basta alle vittime per uscire dal mondo dell’orrore in cui sono vissute e non le aiuta a distinguere tra bene e male.
La prosa di Michaela Kastel è semplice, diretta, il racconto verosimile pertanto espone il lettore ad una esperienza di smarrimento, di spavento.
Le emozioni dei personaggi sono confuse, terrore e amore, dolore e minaccia, provocano lo stesso meccanismo di tensione, una manifestazione d’amore può essere scambiata per qualcosa di riprovevole anche dal lettore che entra nel loop del male.
“Ora questa sottile lama di luce è l’unico segno di vita intorno a me, un leggero soffio di calore che rischia di spegnersi nelle tenebre. Devo andarmene da qui, prima di fare la stessa fine. Mi alzo e mi riprendo la libertà. Mi stupisce che sia così semplice, che la luce scacci il buio con tanta facilità se solo ha lo spazio sufficiente per diffondersi. Mi viene incontro come se fosse naturale, bastava aprire una porta. Ci vuole un attimo perché i miei occhi si abituino. C’è silenzio. Un silenzio immobile e spettrale. La porta di ingresso è spalancata, il mattino è freddo e placido. Intravedo un movimento e mi volto di scatto.”
Buona lettura!
Nella tana – Michaela Kastel – Emons
pg. 240 € 15,00