Notes da (ri)vedereLa fotografia racconta storia, cultura, tradizioni

Il percorso espositivo, dedicato al regista e interprete franco-canadese Robert Lepage, fondatore della compagnia teatrale multidisciplinare Ex Machina, è ospitato nella sede centrale dell’Universi...

Il percorso espositivo, dedicato al regista e interprete franco-canadese Robert Lepage, fondatore della compagnia teatrale multidisciplinare Ex Machina, è ospitato nella sede centrale dell’Università Statale di Milano, all’interno della manifestazione Book City 2019. La curatrice della mostra Anna Maria Monteverdi, ricercatrice di Storia del Teatro all’Università di Milano, ha dedicato all’autore del Québec venti anni di studi pubblicando due monografie; con queste fotografie di Marzio Emilio Villa, conseguenza di un attento reportage geografico, vuole omaggiare l’artista che, più di ogni altro, ha portato all’attenzione del grande pubblico il Québec come crogiolo di storia, culture e tradizioni molto diverse. Le tradizioni e la cultura sono un patrimonio delle nazioni e devono essere valorizzate per tramandarle alle nuove generazioni. C’è la storia di un popolo nella cultura al pari delle tradizioni, che possono raccontare un approccio filosofico interessante rispetto ad abitudini e consuetudini di altre popolazioni. Lepage è una leggenda vivente: ogni suo spettacolo ha avuto lunghe tournée internazionali e ottenuto i massimi riconoscimenti – dal Grammy Award al Golden Mask, dall’Ubu al Premio Europa. KEBEK è una parola indiana e significa “là dove il fiume si restringe” e il fiume è il San Lorenzo, fissato nelle fotografie di Marzio Emilio Villa come luogo di passaggio simbolico dei popoli. La mostra, infatti, va a rintracciare le radici etnografiche e linguistiche del teatro di Lepage, il quale ha sempre dato ampio spazio narrativo alle tematiche multiculturali e agli stimoli anche visuali provenienti dalle popolazioni che formano il cosiddetto “mosaico culturale canadese”.

Che ruolo svolge il reportage nell’arte e nel racconto sociale di un momento storico?
Marzio Emilio Villa: «La movimentazione visiva è una tra le cose più importanti che sia un’incisione oppure una fotografia, si ha sempre un’immagine conseguente a un evento. Dal Dopoguerra in avanti, per la prima volta, la fotografia è stata riconosciuta quale prova giuridica, usata come testimonianza per raccontare e condannare criminali in tribunale. Una data, questa, molto importante che dà il giusto peso alla fotografia del reale, anche se come tale la stessa è valutata meno a livello artistico. Abbastanza recentemente la fotografia è entrata, dalla porta posteriore, nelle gallerie e nei musei, sebbene l’idea di base sia quella di premiare la documentazione compositivamente più artistica. Nel mondo dell’arte si comincia, comunque, a parlare di reportage. Bisognerebbe distinguere il fine per il quale si effettua uno scatto. Non tutti i documenti storici, come il reportage, possono essere considerati arte. Descrivere una situazione significa avere la giusta sensibilità per cogliere le sfumature più significative».

L’artista come può entrare in contatto con la realtà sociale?
Anna Maria Monteverdi
: «Ho scelto Marzio Villa per la sua sensibilità ai luoghi e alle persone. E questo suo approccio molto “umano”, sensibile alle persone che ritrae lo rendeva l’artista più efficace per questo genere di reportage, che è davvero insolito. Si parla di teatro ma, di fatto, non c’è il teatro! Ci sono i luoghi evocati dalle storie teatrali di Lepage che nascono tutte in Québec e hanno, per protagonisti, persone che abitano questa regione, che è un mosaico di culture, lingue, identità. Prime nazioni, cinesi, francesi, inglesi… Abbiamo scelto il volto della giovane indiana come simbolo della mostra perché è un volto meraviglioso, io la chiamo “la Gioconda Amérindien”, cioè Nativa. La scelta del paesaggio, del momento, del colore, ma persino della superficie dove stampare restituisce tutto di questi luoghi che hanno una storia millenaria, anche se sui libri si legge che il Québec nasce con la colonizzazione francese del Seicento. Marzio ha raccontato la sua storia in una mostra: lui, brasiliano, è stato adottato da italiani e ha vissuto per molti anni a Milano dove ha frequentato l’Accademia di Brera e, poi, si è trasferito a Parigi. La mostra in questione era “La marée de la mémoire”, ed è stata esposta alla Galleria Leica di Parigi. La nostra mostra, KEBEK/Lepage, “Ritratti Ambienti”, ha iniziato a riscuotere successo dopo la sua inaugurazione, a giugno, a Castiglioncello, all’interno di un festival teatrale, e ora ce la stanno richiedendo in molti perché le immagini che sono passate dal web hanno incuriosito molti curatori d’arte».

Descrivere una situazione significa avere la giusta sensibilità di cogliere le sfumature più significative. C’è un modo specifico? Marzio Emilio Villa: «Più condividi più potrai cogliere le sfumature più sottili: l’artista deve viverle. Non ci sono altri mezzi. Se si fa diversamente, si creano immagini vuote, da street photographer. La cosa più importante è rispettare e conoscere la persona che si ha di fronte all’obiettivo. È molto facile appropriarsi di qualcosa che non ci appartiene specialmente creando immagini».

Osservare è il primo momento nel quale conoscere e ricordare. La musica che importanza riveste nel percorso narrativo? Marzio Emilio Villa: «La musica è molto importante, anche durante il percorso creativo. In questo progetto, in particolare, la musica riesce a penetrare laddove un’immagine ha bisogno di essere contestualizzata. I tre pezzi, composti e interpretati da Virginie Boujold-Paré, sono arrangiamenti realizzati con strumenti classici occidentali di canti reali pre-esistenti di alcuni popoli nativi canadesi. E gli stessi accompagnano le fotografie creando un’atmosfera insieme unica e autentica».

La mostra fotografica e il catalogo (di Monteverdi e Vincenzo Fiore dell’UniCatania) pubblicato con i fondi Linea 2-Sostegno alla ricerca UniMi, saranno presentati in Aula Malliani alle ore 17.00 dal Rettore, prof. Elio Franzini, e dal Direttore del Dipartimento di Beni culturali prof. Alberto Bentoglio. L’evento sarà altresì arricchito dalle musiche tradizionali native della violinista quebecchese Virginie Bujold-Paré.

Info

KEBEK-Lepage, ritratti ambienti – mostra fotografica di Marzio Emilio Villa

a cura di Anna Maria Monteverdi

inaugurazione e presentazione del Catalogo in occasione di Book City 2019

Università Statale di Milano
via Festa del Perdono – (Sede centrale dell’Ateneo, piano terra e Aula Malliani)

giovedì 14 novembre, ore 17.00 – (ingresso gratuito)

Francesco Fravolini

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