Homo sumCommemorare il 2 giugno 1946 è fondamentale, sia per la Repubblica che per la Democrazia. Parola allo storico

Nonostante i complottismi, tesi a delegittimare la nascita della Repubblica, la festa del 2 giugno ha un grande valore simbolico e resta importante per comprendere il percorso democratico intrapreso dal popolo italiano con la Resistenza durante la seconda guerra mondiale e culminato nella scelta di rigettare la monarchia come forma di governo. Ce ne parla il prof. Cesare Panizza

di Francesco Carini

«Dietro ogni articolo della Carta costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi».
Sandro Pertini

Se c’è un film che ha ripercorso, non in senso puramente storico, lo spirito che ha legato per milioni di persone il 25 aprile al 2 giugno, quello è Una vita difficile, con il giornalista Silvio Magnozzi, interpretato da un superbo Alberto Sordi, in veste prima di partigiano e poi da grande supporter della Repubblica. La notizia del risultato del referendum del 2 giugno, con uno scarto a favore della Repubblica di circa 2 milioni di voti (che nella realtà viene comunicata per la prima volta dal presidente della Corte di Cassazione Giuseppe Pagano il 10/06 con una cerimonia molto austera) è trasmessa alla radio mentre il Magnozzi e la futura moglie Elena (Lea Massari) si trovano a una cena di nobili monarchici, rimasti avviliti per l’esito del referendum, mentre i due giovani, idealisti e in ristrettezze economiche, festeggiano da soli al tavolo in una scena dal forte valore simbolico.
Il film, già preso in considerazione in questo articolo procederà su altri binari, ma in pochi minuti ripercorre i sogni e la voglia di cambiamento di un paese uscito distrutto da circa vent’anni di dittatura e cinque di guerra.

Oggi, anche se in forme diverse per via del Covid-19, il 2 giugno rappresenta il giorno in cui si festeggia l’Italia repubblicana, anche se in un primissimo momento, in base al decreto legislativo presidenziale n. 2 del 19/06/1946 firmato da Alcide De Gasperi, tale ricorrenza si sarebbe dovuta festeggiare l’11/06 (giorno in cui il ministro degli interni Romita diede a Roma l’annuncio del risultato in una Piazza del Popolo gremita). Già dall’anno successivo, con il decreto legislativo n. 387 del 28 maggio 1947 del capo provvisorio dello Stato (Enrico de Nicola), la situazione cambiò. Come recita l’articolo 1 del decreto:

Il giorno 2 giugno 1947, primo anniversario del plebiscito popolare che ha instaurato la Repubblica italiana, è dichiarato festa nazionale e considerato festivo a tutti gli effetti civili.

Da quanto riportato nel libro La festa del prof. Natale Spineto (Università degli studi di Torino), la prima deposizione di una corona viene effettuata dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi il 2 giugno 1948, mentre risale all’anno successivo il protocollo che vede già una prima parata militare il primo giugno e un cerimoniale il giorno successivo, volto al ricevimento di autorità e alla consegna di decorazioni ad esponenti della società civile.

Come scrive nello stesso volume Spineto, esperto appunto in feste e riti (sia civili che religiosi), la ricorrenza non è sentita come altre, situazione che ha determinato lo spostamento alla prima domenica del mese attraverso la legge n. 54 del 5 marzo 1977 (art. 1), venendo reintrodotta il 2 giugno dal presidente ed ex partigiano Carlo Azeglio Ciampi con la legge n. 336 del 20 novembre 2000, con una rinnovata enfasi posta su riti come l’omaggio al Milite Ignoto presso il Vittoriano.

In un periodo di corsi, ricorsi e soprattutto di revisionismi storici, il prof. Cesare Panizza, docente a contratto di Storia Contemporanea presso l’Università del Piemonte Orientale e ricercatore presso l’ISRAL di Alessandria, risponde ad alcune domande sul significato del 2 giugno, tornando su Homo Sum dopo l’intervista rilasciata in occasione del 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione.

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