Pop cornLeporace torna con “Cosangeles”, un libro che racconta le tante storie di una geografia sentimentale

Paride Leporace

Paride Leporace is back!

Con il suo “Cosangeles”, pubblicato dalla Pellegrini Editore, Paride Leporace torna in libreria e ci offre un viaggio nella Cosenza che lo ha visto nascere e crescere. Nel suo farsi scrittura la memoria di Leporace incrocia miti e leggende metropolitane, personaggi che contribuiscono a rendere mitologico un luogo, fonde memoria e suggestioni ma non confonde il lettore che, di pagina in pagina, si immerge in una geografia che non ha confini ma solo sentimenti. Leporace ci accompagna nelle curve della memoria, ci guida nell’identità più profonda di un Sud che ha tratti romantici e pennellature punk, quasi noir, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del ‘900 con le derive esistenziali, i luoghi e i riti dell’estate sulla Costa tirrenica, i locali da ballo e da sballo, i viaggi, le Spoon River generazionali, i fuorisede romani, i malavitosi come Franco Pino nella parte di se stesso,  le feste, i punk , gli hippy, gli ultrà, la voce della radio, i poeti maledetti, i quartieri del centro e della periferia, i cantautori malandrini come Fred Scotti e la ’ndrangheta reggina vista da vicino  con una colonna sonora che spazia da “Buonanotte Cosenza” ai Joy Division.

Immergendosi nelle prime pagine delle undici storie il lettore si pone lo stesso interrogativo di Thom Yorke in “Creep”, “What the hell am I doin’ here? I don’t belong here“, ma l’abilità di Leporace, non nuovo a successi di carta e inchiostro, è tale da trattenerci fino alla fine del volume rendendo familiari  Jo  Pinter e Ciccio  Paradiso che non sapevamo nemmeno di conoscere, personaggi di una forza vitalistica potente, che si muove tra sogni, presunte rivoluzioni, smargiasserie, sentimenti minori, calcioe  utopie  che, nonostante tutto, erano ancora possibili.

Leporace regala alla sua Cosenza un romanzo necessario, una fotografia lucida e potente da tenere in bella mostra nella bacheca degli orgogli. Come per il sorrentiniano Gambardella, anche per Leporace le radici sono importanti, proprio perché egli sa che è lì che si è conservata la grande bellezza. Il consiglio è di acquistarlo perché questo è un libro che va letto, regalato, riletto, consumato nelle strade dell’esistenza, come una mappa interiore utile a regolare il cammino tra paralleli e meridiani imprecisi.

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