Se si vuole ricordare Giorgio Strehler bastano 4 parole: “Teatro d’arte per tutti”. Una frase semplice quanto immensa e complessa e che racchiude il senso dell’intero progetto artistico che il regista triestino adottato da Milano ebbe con Paolo Grassi, con cui nel 1947 fondò il Piccolo Teatro di Miano, il primo teatro pubblico in Italia. Una frase breve e rivoluzionaria allora, perchè significa, tradotta, dare il massimo della qualità, ma in un linguaggio e ad un prezzo accessibili. E dove per qualità non si intende semplicemente che la visione deve essere gradevole, ovvio. La parola “arte”, in questo caso, non è affatto abusata, al contrario. Sott’intende la capacità di essere all’avanguardia nei concetti e nella resa, ma in modo da includere lo spettatore. E qui sta il “per tutti”, la vera rivoluzione strehleriana: non voler essere un intellettuale da interpretare, un ideale rappresentante della cultura da raggiungere. Strehler inventa la figura del regista teatrale nel senso che, per l’artista triestino, il regista è colui il quale ha la massima responsabilità nei confronti del pubblico di ciò che si vede sulla scena. E gli spettatori sono il vero punto su cui si concentra tutta la poetica strehleriana, perché questo va sedotto e accompagnato, conquistato e portato a riflettere. L’estetica, la bellezza, l’impegno, la meraviglia delle scene e dei costumi nella bravura straordinaria degli attori come base e concetto sine qua non per portare un teatro che incarna gli ideali sociopolitici del momento.
Premessa necessaria per inoltrarsi nel gonfio programma di iniziative che il Piccolo Teatro di Milano ha organizzato per celebrare i 100 anni dalla nascita di Giorgio Strehler. Un sito internet a lui dedicato, www.giorgiostrehler.it, che sarà accessibile dal 14 agosto prossimo, giorno della nascita di Strehler appunto. E poi una fitta trama di appuntamenti tra testimonianze di attori che hanno lavorato con lui, spettacoli, convegni e mostre, che si chiuderà il 14 agosto 2022, un anno dopo: “Strehler100”, insomma, è un “metaprogetto”, come lo definisce il Piccolo, che si articola tra iniziative teatrali e teoriche. Nella primavera 2022 le due maggiori occasioni di riflessione che l’iniziativa propone: il Festival teatrale dedicato a Giorgio Strehler, che porterà negli spazi del Piccolo e in altri luoghi spettacoli di artisti e compagnie di vari Paesi del Mondo, e, dal 23 al 26 maggio, il V Convegno internazionale EASTAP (European Association for the Study of Theatre and Performance): il Piccolo con l’Università Statale di Milano e vari studiosi e ricercatori oltre che professionisti del mondo dello spettacolo dal vivo, si raduneranno per discutere del regista. Oltre a ciò, varie ulteriori occasioni di confronto e approfondimento: l’edizione del corpus di scritti del regista e vari ulteriori pubblicazioni a tema Strehler, il docufilm “Essere Giorgio Strehler” e il documentario “Strehler- Diario di bordo” realizzati con il materiale d’archivio che il Piccolo Teatro ha reso disponibile, e poi gli incontri organizzati in e con enti, fondazioni, musei, che rispecchiano l’opera di Strehler e la sua eredità (la Fondazione Alberto Mondadori, le Gallerie d’Italia, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Meet-Digital Culture Center, il Museo del Novecento e molti altri).
Cosa manca? Nulla, se vogliamo ricordare Strehler nella sua storicità e creare la fotografia di ciò che è stato per la storia del teatro e della regia. Ma dov’è l’accento sul concetto di rivoluzione che il suo teatro ha portato nell’estetica teatrale fino ad oggi? Più che celebrare i suoi spettacoli attraverso gli attori che hanno lavorato con lui, più che insegnare ancora una volta chi è stato e cosa ha portato questo grande regista nella storia del Teatro, più che riunire teorici e teatranti a riproporci e reinterpretarci ciò che lui ha già realizzato, il tema della manifestazione avrebbe dovuto cercare in cosa oggi si possa trovare la sua stessa spinta rivoluzionaria. E quindi certamente non nel teatro di regia, che pure Strheler ha contribuito a far nascere: questo modello resta e resterà importante ancora oggi nella lirica soprattutto. Ma l’egemonia indiscussa del regista come unico artefice della bellezza di uno spettacolo sta pian piano lasciando il posto a uno spettacolo realizzato nella coralità di tutto un gruppo che crede in una determinata espressione artistica. Ecco quindi che la domanda che si potrebbe porre un appuntamento importante come quello del Piccolo Teatro potrebbe essere: cosa creerebbe Giorgio Strehler oggi, che la figura del regista è sempre più messa in discussione da un teatro più corale, di corpo, di figura, in cui la parola diventa uno degli elementi pari all’azione e al suono magari tecnologico e la luce? E in una scena sempre più astratta? Che peso ha e come si trasforma il concetto di “realismo poetico” nelle produzioni dei gruppi come, ad esempio, Studio Azzurro, o la Societas Raffaello Sanzio? E che ruolo ha lo spettatore in questi spettacoli? Ha ancora senso, oggi, parlare di eredità strehleriana? E come? Sperando quindi che non sia in arrivo un festival puramente celebrativo, ma che sappia vedere anche oltre al teatro di regia e cercare spunti nella forza della rivoluzione che Strehler compì, più che nel suo linguaggio teatrale fine a se stesso.