Migliorano gli Mba italiani, ma è l’ora di India e Cina

Migliorano gli Mba italiani, ma è l’ora di India e Cina

Entra il Politecnico di Milano, sale lo Sda Bocconi, mentre India e Cina mettono in fibrillazione le accademie più blasonate. È la mappa del mondo dei Master in business administration (Mba) quella disegnata dal Financial Times con la classifica pubblicata oggi dal quotidiano della City. Una graduatoria che arriva nel bel mezzo del dibattito sul ruolo delle élite globali messe in questione dalla portata della crisi economica e dall’incapacità dei tecnocrati di prevedere e sapere gestire i fenomeni. E pochi giorni dopo che anche Harvard, dopo Stanford, ha annunciato alcune novità per adattare l’Mba ai tempi che cambiano. 

Nel ranking dei corsi che preparano i top manager del futuro, 53 su cento si svolgono negli Stati Uniti e 28 in Europa (ma 15 sono inglesi). Il primo posto va alla London Business School che divide il podio con Wharton dell’università della Pennsylvania, un match tra Regno Unito e Usa che ha caratterizzato l’ultimo decennio. Così mentre le scuole anglosassoni lottano fra loro per la supremazia, la verà novità sta nell’irruzione delle scuole asiatiche, la cinese Hong Kong Ust Business School è sesta e supera il Mit di Boston, mentre all’11esimo posto si piazza l’Indian Institute of management di Ahmedabad, nello stato di Gujarat, una delle città indiane a maggior tasso di crescita, new entry assoluta che sbaraglia sia Chicago Booth che Yale. 

Venendo invece allItalia, l’Mba della Sda Bocconi risale dieci posizioni e conquista il 28esimo posto, dopo Said Oxford che ne perde 11 ed è oggi 27esima. Buone notizie poi anche per la business school del Politecnico di Milano, Mip, che entra per la prima volta in questa classifica, sebbene al 96esimo posto su cento.

Il senso di queste classifiche lo si valuta nel criterio. La ricerca esamina il diplomato Mba, la sua l’evoluzione, la capacità di trovare un lavoro adeguato al massimo entro tre mesi, la carriera e il suo salario valutato dalla fine del master ai tre anni successivi.  In particolare per l’edizione 2011 il Financial Times ha considerato la classe Mba 2007 di tutte le scuole esaminate. Va quindi presa come le trimestrali delle aziende: sono specchietti retrovisori, indicano il passato molto più che il futuro, registrando le tendenze in atto. Il team degli esperti, sotto la guida di Della Bradshaw la giornalista di Ft che se ne occupa da 13 anni, ha chiesto agli ex alunni: quanto guadagni oggi, quanto guadagnavi tre anni fa? Sei riuscito a trovare lavoro rapidamente dopo il master? Dove? Nel tuo Paese, in un altro continente, o hai mollato per un posto fisso sotto casa? Ai trentenni o giù di lì, che hanno frequentato l’Mba nel 2007, non è andata troppo male, un anno prima dell’inizio ufficiale della crisi, fuori nel mercato del lavoro hanno trovato un impiego adeguato e guadagnano oggi una media di 150 mila dollari l’anno per le scuole che stanno nelle prime 15 posizioni, meno (si può scendere sotto gli 80mila) se il corso frequentato è tra quelli che chiude la classifica, tra i cento entrati nel ranking. 

Sono i soldi a dare quindi la misura del successo di un corso Mba.
Un criterio di valutazione è infatti la media dello stipendio degli ex alunni negli ultimi tre anni. Per esempio, i diplomati Mba della Sda Bocconi hanno un salario medio di 110mila dollari (6000 in più del ranking 2010), gli Mba’s dell’Indian Institute of Management raggiungono quota 174.440 dollari, tra i valori più alti, secondi solo ai salari degli Mba della super scuola americana di Wharton. Così, gli imprenditori indiani del Gujarat pagano i giovani manager quanto quelli della business community di Philadelphia. Ma anche altri criteri raccontano questa storia: la percentuale di studenti internazionali nell’Mba di Ahmedabad è solo dell’8%,  mentre alla London School si tocca il 92 % e all’Hec Paris l’83%. Nel Mba della Bocconi gli italiani sono il 67%. Le percentuali delle scuole americane si assestano su un 50% di stranieri, molti sono cinesi, coreani, russi, che di solito tornano a lavorare nel proprio Paese. 

Accade che in alcuni luoghi nel vecchio mondo le migliori università abbiano scuole di management per istruire e preparare chi andrà a far parte di una classe dirigente geograficamente molto lontana, da Londra a Hangzhou, da Milano a Brno, da Parigi a Tbilisi. Al contrario, i Paesi delle economie che galoppano a ritmo accelerato hanno bisogno di manager: l’India ha lavorato negli ultimi dieci anni sui programmi di Harvard ed oggi è in grado di imporre un proprio stile. Ma c’è di più, SP Jain Center of Management, valutata per la prima volta dal Financial Times e piazzata in 68esima posizione, ha un campus a Dubai oltre che a Sidney e Singapore, ma è una scuola indiana, nata a Mumbai nel 1981. Le altre sorprese riguardano la coda della classifica, una scuola di Costa Rica, new entry 77esima, in fondo l’argentina Iae Business school, e il Kaist College Business di Seoul, anche loro per la prima volta tra i migliori 100 Mba del mondo. Infine in Africa l’università di Cape Town, che nel 2010 era 89esima, risale fino a quota 60, col 91% di studenti internazionali.  

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