Altro che complicata operazione diplomatica. La visita di una delegazione di parlamentari iraniani a Roma sta assumendo sempre più i contorni di una vicenda ridicola. Alla vigilia dell’appuntamento, il Parlamento italiano si è trovato di fronte a un bivio: protestare formalmente per le violenze in corso a Teheran (proprio ieri la maggioranza fedele al presidente Ahmadinejad ha chiesto al governo di giustiziare i leader dell’opposizione) o ricevere gli ospiti con tutti gli onori? Alla fine si è deciso di sistemare la questione secondo la migliore tradizione italiana. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Il vertice programmato in Senato per questo pomeriggio si è tenuto regolarmente. L’incontro di domani alla commissione Esteri della Camera è stato cancellato. Tutti contenti e, forse, un po’ confusi.
Per evitare figuracce, sul programma dei lavori del Parlamento si è preferito fare finta di niente. Derubricando l’appuntamento a mero «incontro informale» o, come nel caso del Senato, eliminandolo dall’ordine del giorno scritto, ma confermandolo nella realtà.
Una strategia diplomatica quantomeno discutibile, che domani rasenterà la farsa. La visita dei parlamentari iraniani a Montecitorio era in programma alle 9 di mattina. Ma questo pomeriggio, dopo un’accesa discussione in commissione Affari Esteri, il presidente leghista Stefano Stefani ha deciso di sospendere l’appuntamento. Il rischio era quello di creare un caso internazionale. In particolare dopo che alcuni membri della commissione – come il vicepresidente Fiamma Nirenstein e Gianni Vernetti – avevano annunciato polemicamente la propria assenza. Ecco il colpo di genio: per non offendere gli ospiti, spiega un deputato, «si è deciso comunque di non sconvocare l’incontro, almeno formalmente». Il vertice non ci sarà, insomma. Ma le autorità iraniane non devono saperlo.
Domani ad accoglierle ci sarà solo il presidente Stefani. A lui il compito di spiegare le motivazioni che hanno spinto i rappresentanti italiani a disertare il faccia a faccia. Facile immaginare lo sbigottimento della delegazione ospite. Che ha già incontrato Stefani – stavolta senza ricevere alcun manifesto politico – proprio stamattina. «Il messaggio che vogliamo dare ai parlamentari iraniani – racconta un esponente del Pd che ha partecipato alla discussione – è che non neghiamo assolutamente l’importanza dei rapporti tra i nostri due Paesi. Ma vogliamo lanciare un forte segnale politico in relazione alle drammatiche vicende in corso a Teheran».
Chissà se i fedelissimi di Ahmadinejad capiranno il punto. Più probabile che si confondano. Specie dopo la calorosa accoglienza che è stata loro riservata oggi nell’altro ramo del Parlamento. Il presidente della Commissione Esteri Lamberto Dini non si è limitato a incontrarli a Palazzo Madama. Ma, come riferiscono le agenzie di stampa iraniane, ieri si è persino recato all’ambasciata per far visita al suo pari Alaeddin Boroujerdi, capo della delegazione. Un incontro particolarmente ospitale durante il quale l’ex presidente del Consiglio avrebbe espresso la sua grande ammirazione per il paese mediorientale. Schierandosi con convinzione a favore del progetto nucleare portato avanti dal governo Ahmadinejad. «L’Iran ha pieno diritto di usare l’energia nucleare per scopi pacifici – le parole di Dini riportate dall’agenzia Fars News – Anche perché si tratta di una nazione pacifica. Che mai, negli ultimi secoli, ha aggredito altri Paesi. Una realtà importante e influente per lo sviluppo internazionale e della sua area». Proprio oggi, invece, il ministero degli Esteri di Gerusalemme segnala due incrociatori della Marina iranianana nel Canale di Suez diretti in Siria.
La posizione pro-Iran di Dini aiuta a chiarire un interrogativo. Chi ha organizzato il vertice? Secondo alcuni membri della commissione Esteri, la richiesta è giunta dal parlamento di Teheran. A sentire i funzionari della Camera, invece, l’invito è arrivato da qualche parlamentare italiano. Un deputato del Pd che chiede di rimanere anonimo racconta: «Il calore con cui il presidente Dini ha accolto la delegazione ospite non è casuale. Non ci dimentichiamo che fu proprio lui quando era ministro degli Esteri negli anni Novanta (dal 1996 al 2001, ndr) a riaprire le relazioni bilaterali con paesi come Iran, Corea del Nord e Libia».