Il Pdl e Futuro e Libertà di nuovo insieme. Non in Parlamento, dove lo scontro tra gli ex alleati Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini si acuisce di ora in ora. Ma in Procura. Quella di Firenze, per la precisione. Protagonisti dell’inattesa convergenza sono il senatore Cesare Cursi e la moglie Lia Viviani, finiti al centro dell’inchiesta sul colosso farmaceutico Menarini. Lui, fedelissimo del Cavaliere. Lei, grande sostenitrice dell’ex delfino di Giorgio Almirante.
Secondo l’impianto accusatorio – ma i personaggi della vicenda negano qualsiasi addebito – negli anni la famiglia Menarini sarebbe riuscita a far crescere a dismisura il prezzo di alcuni farmaci. Ricavando indebiti guadagni grazie alla complicità di Cursi, all’epoca sottosegretario alla Salute. Per ottenere l’aiuto dell’esponente di governo, gli industriali avrebbero fatto leva sull’attività imprenditoriale della moglie. Una piccola casa editrice. La pistola fumante dell’indagine, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe un libro illustrato sul Bronzino: stampato in numerose copie dalla società della signora Viviani e acquistato in gran numero dai proprietari dell’azienda farmaceutica coinvolta.
Una vicenda di corruzione (presunta, si intende) all’ombra del duello tra Fini e Berlusconi. L’infatuazione politica di Lia Viviani per il leader di Fli non è cosa recente. Risale ad almeno diciassette anni fa. Era il 1994 quando la sua giovane casa editrice pubblicò una biografia di Gianfranco. Un manifesto: “Fini. La mia destra”. Un’opera che inaugurò un lungo filone di agiografie politiche (negli anni successivi la Viviani pubblicò le storie di Dini, Rutelli, D’Alema, Veltroni, Bossi). All’epoca, la carriera politica del marito Cesare scorreva parallela. Dopo due legislature nella Dc, il fanfaniano Cursi stava cercando di sopravvivere al crollo della prima Repubblica. Da questo punto di vista, Alleanza Nazionale rappresentava un appiglio provvidenziale.
Per tornare in Parlamento, Cursi dovrà attendere ancora sette anni. La sua pazienza viene premiata nel 2001, quando ottiene un seggio a Palazzo Madama. Sono gli anni del sottosegretariato alla Salute. Mentre il senatore conquista un ruolo di primo piano nel centrodestra, la moglie anima i salotti della Capitale. Le cronache del tempo ricordano l’impegno di Lia durante la campagna del 2000 per la presidenza della Regione Lazio di Francesco Storace (all’epoca braccio destro di Fini). Ma anche le serate mondane in compagnia di Adriana Poli Bortone e Maria Ida Germontani, che la rendono il punto di riferimento indiscusso dell’universo femminile vicino al leader di An.
Dopo la breve esperienza dell’ultimo governo Prodi, nel 2008 Berlusconi e Fini tornano al governo. Una vittoria di Pirro. Pochi mesi prima, salendo sul Predellino, il Cavaliere ha minato alle fondamenta il partito unico. Dalle piccole incomprensioni si arriva alla frattura insanabile. La signora Viviani ha già scelto: nel 2007 diversi organi di stampa raccontano il suo impegno nel comitato finanziatore di Fare Futuro. La Fondazione di via del Seminario che sancirà – attraverso gli editoriali del suo giornale on line Ffwebmagazine – la definitiva implosione del Pdl. Il senatore Cesare Cursi, no. L’idea di aderire a Futuro e Libertà non lo sfiora neppure. Stavolta lui si schiera senza tentennamenti con Berlusconi.