I costi della missione in Libia crescono del 400%

I costi della missione in Libia crescono del 400%

Iraq e Afghanistan. Ma anche Darfur, Cipro e Congo. Addio Haiti e tanti tanti soldi (otto milioni) per la cooperazione in Libia. Sono 33 le missioni internazionali delle Forze armate che il governo ha rifinanziato per i primi sei mesi del 2011. Lo stanziamento previsto dal decreto legge 102 –già approvato dalla Camera e oggi all’esame del Senato – è di 754.300.000 euro (circa cinquanta milioni in più rispetto al semestre precedente).  I militari interessati sono 8.537.

Tra i principali impegni internazionali ci sono le due missioni a guida Nato in Afghanistan e Kosovo e quella gestita dall’Onu in Libano. Diversa la situazione relativa alla sicurezza dei nostri militari. Se nei Balcani il processo di stabilizzazione è ormai prossimo alla conclusione, in Libano (dove sono impegnati 1.780 soldati italiani in una missione rifinanziata per il prossimo semestre con 106 milioni di euro) la situazione resta ancora molto incerta.
Lo scenario più a rischio – come tristemente evidenziato dai recenti episodi di cronaca – è quello afghano. Lì operano 4.350 unità (erano 400 di meno fino allo scorso dicembre). Le difficoltà crescenti hanno costretto l’esecutivo a ritoccare anche il finanziamento: dai precedenti 378 milioni di euro ai prossimi 395 milioni.

In lotta contro la pirateria. Nelle due missioni navali attualmente in corso nelle acque della Somalia, spenderemo oltre 25 milioni di euro. Tra la missione Atalanta (organizzata in ambito Ue) e Ocean Shield (Nato) i militari italiani che operano nel corno d’Africa sono oltre 750.

L’Italia resta ancora impegnata in Iraq. L’esecutivo ha stanziato quasi 4 milioni di euro per rifinanziare la missione di assistenza e addestramento delle forze di sicurezza di Baghdad. Progetto cui attualmente lavorano 73 istruttori italiani. Una cifra simile – circa 3 milioni e mezzo di euro – sarà finalizzata al piano di addestramento delle forze di polizia albanesi: vi partecipano 57 militari. Per l’addestramento delle forze di sicurezza somale, invece, il governo ha previsto 681 mila euro.

Libia o mia cara. Dopo i discussi vertici tra Silvio Berlusconi e Muhammar Gheddafi, cresce del 400 per cento l’impegno economico italiano nella missione di cooperazione con il paese arabo per fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Dai due milioni di fine 2010 si passa a otto milioni trecentomila euro. Una spesa rilevante, per un contingente estremamente ridotto: 32 uomini. Curiosamente, a giustificare l’incremento dello stanziamento è la spesa relativa al servizio navale. Quasi 5 milioni e mezzo di euro (erano 322mila lo scorso semestre) serviranno per la manutenzione delle motovedette che operano in acque libiche. Navi, è bene ricordare, che l’Italia ha donato al governo di Gheddafi già da qualche anno. Di tutt’altra portata l’impegno italiano nella missione Onu a Cipro. Solo 132 mila euro (e quattro militari), per controllare il cessate il fuoco tra le parti in lotta e garantire il mantenimento della pace.


Ritirata da Haiti. Tra gli impegni economicamente più gravosi, c’è la missione Active Endeavour. L’attività navale nel Mediterraneo, gestita in sede Nato, per il contrasto del terrorismo internazionale. Quasi tredici milioni di euro il finanziamento previsto dal governo, per un contingente di settecento militari. In assenza di emendamenti dell’ultim’ora, l’Italia rinuncerà invece alla missione voluta dall’Onu ad Haiti per favorire il processo di democratizzazione del Paese. Negli ultimi mesi del 2010, il nostro paese aveva offerto 5 milioni di euro e 130 militari. Se non ci saranno novità, nel 2011 il progetto sarà abbandonato. Rimangono stabili i finanziamenti per le missioni in Congo e Darfur (rispettivamente sotto egida Ue e Onu). Poco più di trecentomila euro lo stanziamento previsto per il primo semestre.

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