Non sono solo canzonette. Intorno al festival della canzone italiana di Sanremo un giro d’affari stimato da 300 milioni di euro. Tra radio, tv, diritti vari, tour, merchandising, pubblicità la musica è soltanto una parte dell’indotto generato dall’appuntamento musicale di febbraio diventato un tutt’uno con la città ligure. E il festival della canzone supera per indotto il mercato discografico nostrano: l’anno scorso l’intero settore ha fatturato poco più di 170 milioni di euro (contro i 176 milioni del 2009) secondo i dati della Federazione industria musicale italiana. Anche se le vendite di cd e dvd musicali hanno perso il 3% rispetto all’anno precedente, attestandosi a quasi 120 milioni di euro. Ma se il mercato è in costante discesa negli ultimi dieci anni, è significativo che in Italia, rispetto alla tendenza degli altri paesi europei, è fortemente radicato il repertorio nazionale, che continua a crescere e a essere apprezzato e esportato in tutto il mondo. Le canzoni di Vasco Rossi, Laura Pausini, Tiziano Ferro & co. rappresentano il 52% sul totale dei brani venduti, contro il 41% di repertorio internazionale.
«Sanremo risponde a questa esigenza del pubblico italiano, e al di là della gara – spiega la Federazione industria Musicale italiana – il consumatore di musica apprezza». E grazie alla musica la Rai, che ha in esclusiva il «diritto di ripresa e l’affidamento dell’organizzazione artistica», guadagna sulla visibilità e pubblicità raccolta nelle cinque serate del Festival. La messa in onda di martedì 15 febbraio 2011 ha conquistato una media di 9.418.000 telespettatori, pari il 48,6% di share. E gli ordini di grandezza sono rimasti gli stessi anche per le serate successive. Numeri che consentono di disporre di un budget televisivo di 18 milioni e mezzo che vengono spesi per affitto del teatro Ariston, cachet per ospiti e presentatori, orchestra, e logistica (alloggi, spostamenti, ufficio stampa, catering) e messa in onda via satellite della kermesse.
Il meccanismo è questo: la direzione artistica del festival, presieduta da Giancarlo Mazzi, decide le canzoni in concorso (14 in gara, 8 per Sanremo giovani) ma subisce l’influenza delle grandi major (Sony, Emi, Universal, Warner più l’etichetta italiana Ultrasuoni). Queste portano i grandi nomi e i cantanti internazionali, capaci di assicurare share, in cambio promuovono gli esordienti che hanno nella propria scuderia.
«È come il calcio mercato – dice Alfredo Cappello, produttore discografico – dove gli autori vengono promossi e venduti dai procuratori-major. Con una forte discrezionalità della direzione artistica che è in grado di decretare il successo di un esordiente grazie al festival».
Così tutti ci guadagnano: le major con un’innegabile vetrina promozionale per il lancio dell’artista in concorso (un buon festival di Sanremo significa contratti da centinaia di migliaia di euro per tour, passaggi in radio, merchandising e sponsor). La Rai fattura con gli introiti pubblicitari: più i nomi sono famosi, più sale lo share. L’edizione di quest’anno è sponsorizzata dalla casa automobilistica tedesca Volkswagen, il colosso multinazionale della cosmetica Procter & Gamble, oltre ad Eni e Beghelli. Ognuna di queste aziende ha acquistato cinque telepromozioni, il cui costo per la messa in onda di 120 secondi nella fascia che va dalle 21 alle 22, è di un milione di euro. La cifra scende a 568 mila euro dopo la mezzanotte. Il ricavato della raccolta pubblicitaria, netta agli sconti, è stato di circa 12 milioni di euro per l’edizione 2010. Parte di questi soldi (circa 9 milioni) vengono «girati» al Comune di Sanremo ogni anno, perchè titolare di tutti i diritti sul Festival fin dalla sua nascita nel 1950. Denaro che il Comune usa al 25% per le manifestazioni correlate al festival (soprattutto per i fiori, confermano dall’ufficio di promozione turistica del Comune) e al 75% per infrastrutture e opere destinate ad accogliere l’afflusso di visitatori e star del Festival.
In cambio la tv di Stato ha l’obbligo di promuovere la città con produzioni e trasmissioni in prima serata, si legge nell’accordo sottoscritto per il triennio 2009-2011, per il ritorno in turismo e promozione. Nelle righe dell’accordo c’è anche l’obbligo di inserire «la temperatura della città di Sanremo negli appositi bollettini radiotelevisivi».