«Ma al Trivulzio io pago un affitto di mercato!»

«Ma al Trivulzio io pago un affitto di mercato!»

Se la seconda volta, la storia si ripresenta sotto forma di farsa, quest’ulteriore puntata del “Pio Albergo Trivulzio show” rimanda per certi versi a quel grottesco Mario Chiesa e ai sette milioni gettati nel water. Non che ci sia nulla di particolarmente nuovo, nello scandalo che ha investito la nostra vecchia, cara Baggina, trattasi di meravigliose case del centro affittate (o anche vendute) a pochi soldi e ai soliti noti (giornalisti, personaggi dello spettacolo, dello sport, delle istituzioni e altra varia umanità abbiente), ma ciò che rende indigeribile il rospo per i cittadini qualunque, è quell’aria di stupore alieno da parte dei diretti interessati. Quell’aria che fa dire, senza un filo di vergogna: ma io pago un affitto di mercato!

Rispetto allo scandalo che abbiamo sotto gli occhi, facciamo le differenze del caso: se le persone “anonime”, cioè senza particolari ruoli sociali, decidono di cercare una casa di un ente come il Trivulzio, fatti loro e della loro coscienza. Peraltro, trattasi di esempio puramente illustrativo e di nessuna sostanza reale, giacché per i poveri cristi la strada è sempre sbarrata. Altra storia è, se invece un cittadino, il cui ruolo abbia una qualche parentela con la deontologia, decide di battere questa scorciatoia.
Diamo pure per scontato, ma spesso così non è, che ognuno di questi soggetti abbia le migliori intenzioni di pagare un affitto confacente al pregio dell’immobile. Ma possibile che nessuno si renda conto che in questo modo si altera il mercato della convivenza civile, per cui queste opportunità vengono riservate soltanto a certe fasce sociali?
Il caso più paradossale è certamente quello di Maria José Falcicchia, chiamata, ai tempi di Calciopoli, la superpoliziotta del procuratore Borrelli e prima donna a dirigere una sezione di criminalità organizzata, la quale un bel giorno, allertata da un amico, decide tranquillamente di rispondere a un bando internettiano del Pio Albergo Trivulzio. Domanda che viene regolarmente accolta ad agosto scorso per un canone di 1.100 euro mensili più una pesante ristrutturazione da almeno 30mila. In buona sostanza, un alloggio di 74 metri quadrati con giusta locazione.

Raccontano di una Falcicchia che oggi non sa se essere più arrabbiata o amareggiata per essere stata trascinata in questa storia. È comprensibile, rispetto a tante altre situazioni veramente oscene. Ma il suo caso si presta perfettamente a capire perché in questa vicenda, a essere tradita è una certa sensibilità sociale. Con tutta la storia (poco nobile) che il Pio Albergo portava con sé, e per evitare anche lontanamente l’accusa spiacevole d’essere una raccomandata, perché un serissimo rappresentante delle forze dell’ordine non ha scelto la via, certamente più faticosa, della gente comune?
A breve, festeggeremo i 150 anni dell’italica furbizia e questa vicenda si presta perfettamente alla bisogna. Gli enti sono tanti e immenso è il patrimonio immobiliare. Si sente la necessità di una vera e propria authority di controllo.