Il 2011 sarà l’ennesimo anno nero per le banche italiane. L’ultimo rapporto dell’agenzia di rating Moody’s lascia poco spazio all’ottimismo. L’outlook continua a essere negativo e sarà così «fino al 2012». Pesano le sofferenze, ma anche un’adeguatezza patrimoniale considerata «modesta» e una «scarsa» redditività. Inoltre, per l’anno in corso il rifinanziamento «dovrà essere di circa 118 miliardi di euro», fa notare Moody’s. Per Banco Popolare, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, Ubi Banca e UniCredit le difficoltà non sono ancora terminate.
Moody’s ha rimandato a tempo da definire la piena uscita delle banche italiane dalla crisi. Nonostante «la situazione non sia come quella degli istituti di credito spagnoli», per il sistema del nostro Paese ci sono ancora questioni irrisolte. Prima fra tutte la qualità del credito. Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia e Associazione bancaria italiana (Abi), le sofferenze bancarie continuano ad aumentare. Il valore lordo per novembre è stato pari a 75,6 miliardi di euro, +29,9% rispetto all’anno precedente. Il netto, invece, è stato di 44,9 miliardi, circa un miliardo in più su base mensile e dieci miliardi in più su base annuale. Alla luce di questo, Moody’s ha avvertito gli investitori sulle capacità di ripresa degli istituti di credito italiani. «Sebbene abbiano già tagliato i costi e ceduti molti asset non strategici, le banche devono continuare a migliorare la qualità dell’attivo e del capitale, assai sotto la media europea», ha fatto notare Moody’s.
Sul fronte globale ci sono poche novità nel confronto con il report di un anno fa. Le banche italiane hanno cominciato a ridurre le attività più a rischio, ma si sono focalizzate nell’emissione di bond ibridi o garantiti da asset. Nello specifico, Moody’s ha reso noto che Intesa Sanpaolo e UniCredit hanno in previsione di emettere nuove obbligazioni per adempiere alle singole esigenze di finanziamento. Tutto questo però ha un prezzo. «Ci aspettiamo che le banche italiane saranno in grado di rifinanziare le obbligazioni con scadenza fino al 2011, anche se probabilmente ad un costo più elevato, date le attuali condizioni di mercato», spiega Moody’s. Del resto, negli ultimi sei mesi sono aumentate queste operazioni per i due big del credito italiano.
In settembre la banca di Corrado Passera ha lanciato un bond ibrido da un miliardo di euro, mentre Piazza Cordusio ha aveva fatto lo stesso in luglio, per un valore di 500 milioni di euro. Ma UniCredit è anche molto attiva sul mercato delle obbligazioni covered, cioè garantite da altre attività. Dopo un’emissione da un miliardo di euro nello scorso ottobre, per l’istituto di Federico Ghizzoni sarà la volta di un altro bond, questa volta con scadenza di dodici anni per un valore di 1,25 miliardi.
Un focus particolare del report è dedicato a Monte dei Paschi di Siena. La banca guidata dal presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, dopo lo stress test europeo non certo esaltante, potrebbe essere chiamata al rifinanziamento durante l’anno. Questa impressione è anche quella di Moody’s, che spiega come l’istituto senese sia «è tra quelli che hanno bisogno di più capitale». A pesare, oltre alle sofferenze, ci sono i coefficienti patrimoniali, di poco al di sopra dei parametri definiti dagli standard di Basilea 3.
Più volte l’istituto di Mussari ha smentito la necessità di raccogliere nuovi capitali per aumentare il coefficiente Core Tier 1, cioè il patrimonio di base calcolato rispetto alle attività ponderate per il rischio. Intanto però ha continuato a collocare strumenti finanziari come il Casaforte Classe A, un titolo asset-backed frutto di una «cartolarizzazione di un portafoglio di crediti derivanti da un finanziamento ipotecario su immobili strumentali alle attività del gruppo Montepaschi». Totale dell’operazione, conclusa il 17 dicembre scorso? 1,5 miliardi di euro.
Sul versante del rating, Moody’s ha tranquillizzato gli italiani. Se da una parte non sono previsti rialzi del giudizio, dall’altra sono nemmeno in agenda dei downgrade. Tuttavia lo scenario rimane incerto. La crisi dei debiti sovrani sta esponendo l’Europa a una difficile prova di stabilità finanziaria alla quale i sistemi bancari dell’Eurozona non sono immuni. Tale aspetto si nota osservando l’indice Markit iTraxx Europe Senior Financials, che registra l’andamento dei credit default swap (i derivati che assicurano contro il fallimento di un titolo) delle principali 25 banche europee. Se in ottobre era a quota 119 punti base, ora siamo prossimi ai 170 punti. Nel panel che compone l’indice, le banche italiane sono fra quelle che hanno avuto l’incremento più rilevante. Ha ricordato il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che gli istituti creditizi italiani devono adottare una politica che preveda «più capitale e meno cedole». In pratica, le stesse raccomandazioni di Moody’s.