Il calcio pensa a un uomo nuovo: Franco Carraro

Il calcio pensa a un uomo nuovo: Franco Carraro

Nostalgia degli anni Settanta. Non un granché nella storia d’Italia. Ma almeno eravamo vivi. Il pallone, ad esempio, rimbalzava, non s’impantanava come oggi negli stadi più brutti e più vecchi del mondo. E la Lega calcio quando doveva scegliere un presidente cercava giovani preparati, ambiziosi, coraggiosi. Nel 1973 si rivolse addirittura a un trentaquattrenne. Di buona famiglia certo, altrimenti non sarebbe diventato a 23 anni presidente della Federazione di sci nautico e a 28 anni presidente del Milan. Si chiamava Franco Carraro e avrebbe segnato, nel bene e nel male, almeno 40 anni di storia dello sport italiano. Una storia che non è ancora finita. Perché, 38 anni dopo, la candidatura di Franco Carraro è stata di nuovo avanzata per lo stesso ruolo, quello di presidente della Lega calcio.

Nel frattempo, Carraro, che oggi di anni ne ha 72, l’età giusta per far carriera nell’Italia del XXI secolo, è stato un’altra volta presidente e una volta commissario straordinario della stessa Lega calcio; due volte presidente e una volta commissario straordinario della Federcalcio; una volta (una volta sola, verrebbe da dire, ma per dieci anni) presidente del Coni; presidente del Settore tecnico della Federcalcio; vicepresidente della Federcalcio; membro del Comitato esecutivo dell’Uefa; presidente dell’Unione mondiale dello sci nautico, a 23 anni; dal 1982 è membro del Comitato olimpico internazionale. Questo nello sport. Fuori dallo sport è stato: tre volte ministro del Turismo, sport e spettacolo; una volta sindaco di Roma; contemporaneamente ministro e sindaco; dirigente di banche e imprese; presidente per cinque anni di Impregilo; consigliere di Banca di Roma e Capitalia; vicepresidente e tuttora presidente (dal 2000) di Mcc, la merchant bank oggi del gruppo Unicredit.

L’intreccio fra i suoi ruoli di banchiere e dirigente sportivo ha provocato spaventosi conflitti d’interesse. La galassia bancaria allora guidata da Geronzi si era trovata, fra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Zero, a controllare, direttamente o indirettamente, numerose società calcistiche (fra le altre Roma, Napoli, Perugia, Lazio) e perciò Carraro era nelle condizioni, da presidente di Lega e soprattutto di Federcalcio, di autorizzare operazioni di salvataggio da lui stesso concepite come dirigente di banca. Particolarmente discusse la ratifica di fidejussioni, poi rivelatesi false, a garanzia dell’iscrizione ai campionati di alcune società finanziariamente malmesse (da qui le denunce ad esempio dell’allora proprietario del Bologna Gazzoni Frascara) o le grandi manovre (diluizione del debito fiscale e ricapitalizzazione garantita dalla banca dello stesso Carraro) che consentirono di mantenere in vita la Lazio tecnicamente fallita del dopo Cragnotti.

Dal suo ultimo incarico sportivo nazionale Carraro si è spontaneamente dimesso nel 2006. Era il presidente della Federcalcio travolta dal peggiore scandalo della storia pallonara, Calciopoli. Perseguito a livello sportivo e penale (al di là delle sue responsabilità di omesso controllo, alcune intercettazioni lo avevano colto a colloquio con il designatore arbitrale mentre chiedeva aiuto per la Lazio), è stato assolto a fine iter dai giudici sportivi e prosciolto in istruttoria da quelli penali.

Il suo nome è rispuntato in seguito all’addio di Maurizio Beretta, scappato in Unicredit dopo soli otto mesi dalla nascita della Lega di Serie A, l’organismo che avrebbe dovuto riavvicinare il calcio italiano ai più efficienti modelli inglesi e tedesco. Fallito l’esperimento del presidente manager con esperienze professionali esterne al mondo del pallone, i dirigenti calcistici hanno cominciato ad accapigliarsi per la scelta del successore secondo le loro più consolidate tradizioni. Logico che i soliti noti abbiano subito ripensato a rifugiarsi nel passato.

Carraro è stato il garante dell’equilibrio quasi duopolistico (Milan e Juventus) del calcio italiano nell’era pre-Calciopoli. Ovvio che a opporsi subito al suo ritorno siano stati finora i dirigenti delle piccole società, i Preziosi, i Cellino, i Pulvirenti. Meno ovvio che siano stati zitti i sedicenti rinnovatori come Della Valle e De Laurentiis. O le sedicenti vittime di Carraro, come Moratti. A questo punto, comunque, è difficile che Carraro ce la faccia. Ci saranno mesi di spaventose litigate nel tentativo di trovare una soluzione. E nel frattempo la Lega sarà quasi certamente affidata all’attuale presidente dei revisori, Simonelli, in pratica il commercialista di Galliani, consulente di varie società Mediaset. Giusto per tenere aperti i rubinetti dei diritti televisivi.