C’è qualcosa di intrinsecamente molto attraente nel gruppo editoriale Sole 24 Ore, controllato dalla Confindustria. Ed è la liquidità di cui dispone. Ma c’è anche qualcosa di intrinsecamente molto sgradevole: la dimensione delle perdite che sta registrando negli ultimi due anni. Bella o bestia? E, se è un brutto anatroccolo, come può trasformarsi in un cigno leggiadro?
L’attrattiva è facile da trovare. La società, al 30 settembre 2010, aveva 88 milioni di euro in liquidità netta contro una capitalizzazione corrente di mercato pari a 184 milioni di euro. Con un fatturato di 500 milioni di euro e profitti medi annuali di 15 milioni nel periodo 2004-2008, basterebbe rimettere in pista la società ed ecco che si avrebbe un attraente rapporto prezzo/utili (p/e) di 6. Se l’aliquota d’imposta scende a un più normale 30% (nello stesso periodo toccava una media del 54%), ecco il p/e sarà pari a 4,6. Avercene così!
Ora passiamo alla bestia. Nel 2009 la società ha perso 53 milioni di euro, l’ebitda era negativo per 25 milioni. È vero che, di questi, 20 milioni sono da attribuirsi ai costi di ristrutturazione, ma la cifra è pur sempre negativa. Nel 2010 la società ha mostrato solamente un minimo cenno di miglioramento nei primi nove mesi uscendone con una perdita dell’ebitda pari a 7,9 milioni contro 8,4 milioni del 2009. La posizione debitoria della società è buona. Ciò di cui ha bisogno sono dei considerevoli tagli dei costi che si aggirino intorno ai 50 milioni, ovvero al 10% della sua base di costi.
Sembrano obiettivi impegnativi, ma che dire allora della Rcs che nel 2009-2010 ha ridotto i costi del 10,5%, operando tagli pari a 226 milioni, o del gruppo L’Espresso dove i tagli sono stati del 17%, ovvero140 milioni? La domanda è dunque (forse) perché il Sole non ha fatto di più?
Prima di guardare dove tagliare i costi, occorre distinguere l’attività del gruppo in due: il giornale e i servizi professionali. Nei servizi professionali rientrano cose come libri, riviste e data base per i professionisti, corsi e software. Nel 2009 l’ebitda stato pari a 27 milioni di euro e tutto fa pensare che rimarrà pressoché invariato nel 2010. Potrebbero esserci alcuni costi delle strutture centrali, ma pare che le perdite per il giornale, a livello di ebitda, ammonteranno a 25-30 milioni di euro.
Dov’è che i costi sono troppo elevati? Innanzitutto, i costi del personale rappresentano il 36,4% dei ricavi, contro il 21,3% per l’Rcs il 32,2% per L’Espresso. È vero che ciascun gruppo si rifà a un modello di attività leggermente diverso, ma il Sole ha pur sempre i costi del personale più alti e, facendo un confronto diretto, L’Espresso nel 2009 aveva una media di 114 dirigenti, solamente due in più rispetto al Sole e, tuttavia, il suo fatturato era superiore del 76 per cento. Tanto per cominciare si eliminino 50 dirigenti.
Un’altra area in cui pare esserci un numero eccessivo di personale è quella degli impiegati. Il rapporto dirigenti + impiegati/giornalisti + operai per il Sole è 2,6, per l’Rcs 1,7 e per L’Espresso 0,9 (includendo nel numeratore anche i contratti a termine). Il modello di attività per ciascun gruppo è diverso, ma la differenza è davvero rilevante e induce a pensare che sarebbe possibile ridurre considerevolmente anche il numero degli impiegati, come pure dimezzare quello dei dirigenti.
Con un terzo del numero dei redattori del gruppo L’Espresso e un quarto di quello della Rcs, non deve stupire l’affermazione che di giornalisti ce ne siano troppi al Sole. Per guardare quanto sono produttivi, si possono dividere i ricavi provenienti dal giornale e dalla pubblicità per il loro numero. Per Rcs la cifra per il 2009 è pari a 944 mila euro per addetto, per l’Espresso 710 mila euro e per il Sole un poco superiore a quella dell’Espresso, ovvero 734 mila euro. Nonostante sia il quotidiano con il più alto numero di lettori paganti, il Sole non ha tradotto tale vantaggio in ricavi pubblicitari. Questo è un elemento di fondamentale importanza. Se le vendite per giornalista salissero ai livelli dell’Rcs, il Sole avrebbe un incremento del fatturato pari a 98 milioni di euro, il che risolverebbe tutti i problemi di taglio dei costi. Il giornale dev’essere rimesso in sesto, ci sono diversi modi per farlo, anche i costi dei servizi sembrano alti. Solo allora Cenerentola potrà andare al ballo.
*Analista indipendente