Dopo la proposta di legge del deputato del Pdl Luigi Vitali si fa un gran parlare di «prescrizione breve». Cerchiamo di capirne di più con l’avvocato Paolino Ardia, ph.d in diritto penale.
«La proposta è ancora in fase di redazione negli uffici della Camera. In ogni caso, stando a quanto ha dichiarato lo stesso proponente, si stabilirebbe una norma in base alla quale agli incensurati e alle persone con più di 65 anni d’età, il giudice dovrebbe obbligatoriamente concedere le attenuanti generiche.»
E cosa c’entrano le attenuanti con la prescrizione?
«Il codice penale prevede che, in caso di delitto, la prescrizione estingua il reato una volta passato il tempo che corrisponde al più alto tra due valori: il massimo della pena o sei anni. Ma nel computo vengono considerate anche le aggravanti, quando aumentano la pena di oltre un terzo o quando la legge stabilisce espressamente una pena diversa. Dopo la cosiddetta legge Cirielli, per un incensurato il termine complessivo di prescrizione non potrà comunque mai eccedere la durata di cui sopra, maggiorata di un quarto.»
Quindi, facendo il caso concreto di Berlusconi nel processo Mills?
«Il reato contestato è la corruzione in atti giudiziari (art. 319 ter del codice penale). La pena va da 3 a 8 anni. Prendiamo il massimo: sono otto anni. Un quarto di otto fa due. Otto più due fa dieci. Ecco: il reato si prescrive in dieci anni.»
E cosa cambierebbe la riforma proposta?
«Praticamente niente. Ha ragione l’avvocato del premier Niccolò Ghedini. Non avrebbe ricadute concrete. Il tempo della prescrizione non cambierebbe. Diverso è per quei reati che prevedono un forte scarto nelle aggravanti. Un buon esempio è la rapina. La pena prevista va da tre a dieci anni ma, se aggravata – mettiamo che sia a mano armata – sale da un minimo di quattro anni e sei mesi a vent’anni. In questo caso vorrebbe dire scendere nella prescrizione da 25 anni (venti più un quarto) a 12 anni e mezzo (dieci più un quarto).»
E per il caso Ruby?
«Beh, in questo caso i reati contestati sono talmente recenti (meno di un anno) che non avrebbe certo senso basare una strategia difensiva sull’ipotesi di prescrizione.»
Quindi non si può sollevare un caso politico per la proposta dell’onorevole Vitali?
«In realtà sì, ma d’altro tipo. Una delle riforme dei governi Berlusconi che più hanno impattato sull’opinione pubblica è stata la legge Cirielli. Un provvedimento che ha scardinato uno dei punti su cui si basava l’equilibrio sanzionatorio. Visto che nel nostro ordinamento le pene edittali sono piuttosto alte – spesso sproporzionate per i reati bagatellari – era consuetudine accordare le attenuanti generiche, che erano nella disponibilità discrezionale del giudice. La Cirielli ha introdotto un obbligo di motivazione rafforzata per attenuanti e aggravanti. Questo ha creato un doppio binario. In pratica, mano blanda con i colletti bianchi e pugno duro con la criminalità spicciola, che più di frequente è recidiva. La cosa ha avuto effetti dirompenti e, prima di alcune pronunce della quarta sezione della Cassazione, si sono avute condanne durissime per piccoli furti. Tipo cinque anni al tossicodipendente che rubava l’autoradio. Eppure, proprio su questo, la maggioranza aveva molto puntato e molto incassato in termini di consenso. Adesso un rappresentante di quella stessa maggioranza, in modo assolutamente eccentrico, chiede di tornare allo status quo precedente, per di più rendendo norma quella che prima era una consuetudine. I paletti sarebbero infatti rigidi, e il giudice sarebbe sempre obbligato a concedere le attenuanti ai maggiori di 65 anni e agli incensurati. Un passo indietro significativo in tutta la politica sulla sicurezza su cui tanto si era puntato a livello di comunicazione con gli elettori.»