Francesco Troiani lavora per l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile ed è stato presidente di Nucleco, la società che si occupa di gestire i rifiuti radioattivi in Italia. Risponde dal suo ufficio di Saluggia, nel vercellese, dove sorge uno dei 20 depositi di stoccaggio delle scorie.
Con la crisi atomica delle centrali e il pericolo delle radiazioni in Giappone crolla il mito del nucleare civile sicuro?
«È crollato forse un altro mito: quello del Paese dove tutto funzionava bene. Ma il Giappone non è il paradiso della tecnologia e nel caso della centrale di Fukushima, vecchio e nuovo convivevano, ma dalla sua apertura negli anni settanta sono seguiti notevoli miglioramenti. Tutto è successo perchè l’acqua è entrata nell’impianto superando la protezione del muro di otto metri, con un muro più alto si sarebbe evitato il surriscaldamento delle barre».
Austria, Germania, Svizzera e Russia stanno frenando sull’uso del nucleare per garantire maggiore sicurezza, una scelta condivisibile?
«Siamo di fronte a due movimenti. Uno emotivo e condivisibile e l’altro più razionale ma un po’ cinico che ripete: “L’avevamo detto che il nucleare era pericoloso”. Non è il momento di prendere in considerazione né uno né l’altro ma solo di piangere i morti».
Centrali più sicure potrebbe essere la risposta?
«È una scelta politica. Di sicuro l’energia è fondamentale per la nostra sopravvivenza e noi in Italia ne importiamo più dell’80% dall’estero. Questo ci induce ad essere un Paese con una politica energetica più stabile».
E il problema delle scorie radioattive che lei ha seguito come presidente di Nucleco?
«Il problema delle scorie è diverso da questo, in Giappone c’è un impianto che non funziona.. Noi in Italia abbiamo solo 30mila metri cubi di materiale a bassa intensità radiottiva e altri 30mila che arriveranno nel successivi 20 anni dalle vecchie centrali in via di smantellamento stoccati in 20 siti diversi. E solo 10mila metri cubi di materiale ad alta attività radioattiva che non possiamo mandare all’estero. La soluzione è il deposito geologico unico ad alta sicurezza».
Peccato che nessuna Regione è disposto ad ospitarlo..
«Lo fanno dappertutto e abbiamo le soluzioni tecniche a portata di mano, ma occorre una decisione politica forte per mettere da parte un problema».
Come presidente Nucleco ha dichiarato che «l’energia nucleare è una fonte energetica abbondante e sicura, la radioattività associata al ciclo del combustibile nucleare è mantenuta sotto controllo in tutte le fasi», lo sottoscrive anche dopo l’emergenza di Fukushima e delle altre centrali?
«L’episodio giapponese è uno degli episodi puntuali che nascono da tecnologia vecchia. Oggi sono nate una pluralità di tecnologie che mi permettono di confermare quella affermazione».
Anche se in Italia il ritorno all’uso del nucleare rischia di essere bocciato dal referendum fissato nei prossimi mesi?
«Dipenderà dalla capacità di spiegare le ragioni politiche di una scelta del genere. E che certi rischi si possono accettare».
Intervista di Michele Sasso