Ma per un torinese non è una festa completa

Ma per un torinese non è una festa completa

Un torinese forse non lo ammetterà mai, ma sotto sotto oggi festeggerà i 150 anni dell’Unità d’Italia in modo agrodolce. Sì, perché se da un lato è contento per il compleanno del suo Paese, dall’altro non può che rosicare perché la sua città non ne è più la capitale. “Torino è la prima capitale d’Italia”, vi dirà ogni suo abitante nel farvela visitare. Ma ve lo dirà con un atteggiamento che sulle prime non capirete, salvo poi avere la rivelazione pochi secondi dopo: rabbia insieme con invidia. Per farvi capire meglio, al torinese doc non è mai andata giù la scelta di Roma nel 1870.

Torniamo indietro di 150 anni. Torino è la culla di tutto. Qui è nata l’Italia e qui il torinese ne conserva il ricordo, tramandato gelosamente di nonno in nipote. Ogni sabaudo ha il suo aneddoto sul rapporto fra Unità d’Italia e la sua città. Ogni angolo di Torino ha un’iscrizione in cui si ricordano il Risorgimento e i suoi protagonisti. Camminando per le sue strade perpendicolari l’una con le altre si respira un profumo di storia.

Ad aiutare il torinese in questa operazione, nemmeno troppo ardita, contribuisce l’architettura. “Torino è una piccola Parigi”, si dice spesso in città, anche per sottolineare che ha lo charme di una capitale anche sotto il profilo dell’urbanistica. Pensiamo al Palazzo Carignano, prima Camera dei deputati e ora stupenda sede del Museo del Risorgimento con due facciate completamente diverse l’una dall’altra. O pensiamo a Senato, cioè Palazzo Madama, che imperioso si erge nel mezzo di Piazza Castello.

La storia di Torino è sempre stata al centro della vita italiana, anche se il torinese probabilmente non se ne rende conto. Pensiamo solo al ruolo avuto da Fiat, giusto per citare la società più grande. Dopo aver costruito l’Italia dal punto di vista politico, ha iniziato a farlo dal punto di vista economico. E lo ha fatto tramite la più potente famiglia presente in Italia, gli Agnelli. E non provate a parlar male degli Agnelli a un torinese, perché sono letteralmente intoccabili, almeno quanto il gianduiotto e la bagna caoda.

In queste settimane Torino si è regalata un nuovo look, in linea con i festeggiamenti, e un nuovo Museo dell’automobile. Tralasciando le manifestazioni, a colpire sono le bandiere. Sono tantissimi i tricolori, come mai visto in città. Ma ovviamente il torinese troverà anche in questo un motivo di critica, com’è nella sua attitudine. Ma occhio, non lo fa perché non apprezza, anzi. Ogni sabaudo conserva copia (o memoria) del “Buongiorno” di Massimo Gramellini dedicato all’inaugurazione delle Olimpiadi, in cui si invocava l’evento olimpico in via permanente per via dello splendore della città.

Non è un caso che il torinese doc viva un rapporto particolare con Roma. Si sente tradito, fregato, rapinato da quello che era LO status. Quando Roma è diventata capitale, il torinese ha pianto. Non lo ha fatto per tantissime altre occasioni, ma in quella sì. E si sta ancora chiedendo il perché di quello che considera una perdita immensa. “Roma ladrona” per il torinese è uno stato d’animo. E tutto nasce chiaramente dal furto del 1870, quando la Città eterna prende tutto.

Per tutte queste ragioni, oggi il torinese doc sarà un po’ combattuto. Ma vedere Torino tirata a lucido come nei meglio giorni è qualcosa che stupisce. Il torinese, anche in questo caso, non lo ammetterà mai, ma è fiero del suo understatement. Il torinese quando dice di apprezzare incredibilmente una cosa non usa metafore, non usa enfasi, dice “Sì, è carino”. E anche in questi giorni, con una città che ricorda quella delle Olimpiadi invernali del 2006, usa il suo basso profilo per giudicare i festeggiamenti per l’Unità d’Italia. Ma dietro a quel “Sì, è carino”, che può stupire i più, c’è la gioia di essere parte fondamentale della storia italiana. E per una giornata, ma una soltanto, si può tralasciare che non si è più la capitale d’Italia.

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