Per Trichet l’era del denaro a costo zero non è finita

Per Trichet l’era del denaro a costo zero non è finita

Tassi invariati fino ad aprile, ma niente paura, l’era del denaro a costo zero non è ancora finita. In estrema sintesi, è questo il messaggio del presidente della Bce, Jean-Claude Trichet nella conferenza stampa che segue il meeting mensile del board di Eurotower. L’aumento generalizzato del livello dei prezzi, le tensioni al rialzo sulla quotazione delle materie prime e l’onda rivoluzionaria nell’area mediorientale, che ha spinto all’insù le contrattazioni del petrolio, sono i tre campanelli d’allarme che Francoforte oggi ha voluto dimostrare di tenere sotto stretta osservazione, annunciando un aumento dello 0,25% nella prossima riunione del comitato direttivo della Bce, fissata per il 7 aprile prossimo (mentre rimangono invariati i tassi su depositi e prestiti overnight, rispettivamente a 0,25% e 1,75%). È bene ricordare che i tassi sono fermi all’1% dal maggio del 2009. «Sarebbe sbagliato interpretare le mie parole come l’inizio di una serie di aumenti del costo del denaro» ha immediatamente rassicurato Trichet, che ha inoltre parlato di «forte vigilanza» da parte dell’istituto europeo sul pericolo inflazione. Come ricorda una nota della banca britannica Barclays, l’ultima volta che tale espressione è stata pronunciata dal banchiere comunitario risale all’agosto del 2007.

Ermeneutica macroeconomica a parte, vale la pena cercare di capire quale sarà l’impatto di un aumento dei tassi di 25 punti base su quanti stanno attualmente pagando le rate di un mutuo a tasso variabile, che rimane tuttora conveniente rispetto al tasso fisso, con un differenziale medio di due punti percentuali tra i due (meno del 3% per il primo, intorno al 5% per il secondo). Il tasso variabile, infatti, viene calcolato in base all’Euribor, il tasso al quale le banche europee si prestano denaro a vicenda. Per Roberto Anedda, direttore marketing del broker specializzato MutuiOnline, «i possessori di un mutuo a tasso variabile non devono preoccuparsi troppo. Ci si aspettava un aumento del costo del denaro e lo stesso Euribor a tre mesi in questi giorni si è portato all’1,10%, mentre il tasso mensile a quota 0,90%. Ciò significa che non si parte dai minimi assoluti: qualora i tassi si dovessero adeguare all’1,25% ciò si tradurrebbe in un aumento dai 10 ai 20 euro mensili per ogni 100mila euro di mutuo sottoscritto».

Secondo gli esperti, sebbene un nuovo aumento dopo quello di aprile appare improbabile prima dell’estate, rimane l’irritualità di un annuncio del genere: solitamente sulle decisioni relative ai tassi vige il più assoluto riserbo fino al giorno dell’annuncio. La spiegazione sta nell’effetto-Libia. Non solo: secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg, le parole di Trichet segnano una linea di demarcazione ad un anno dalle prime avvisaglie della crisi greca.

L’effetto sui mercati è stato immediato: l’aumento dell’euro sul dollaro ha sfiorato il punto percentuale, ai massimi dallo scorso novembre, portandosi a 1,3950 sul dollaro, mentre il rendimento del bund a due anni ha segnato una crescita di 18 punti base all’1,73 per cento.

Chris Williamson, capo economista di Markit, individua tre fattori chiave che hanno influito sulla decisione di alzare i tassi, seppur moderatamente: la crescita del pil aggregato di Eurolandia, pari ad appena lo 0,3% sui tre mesi precedenti, le tensioni inflazionistiche in Germania e Nord Europa, e infine la fragilità della ripresa nelle aree periferiche dell’Eurozona. Tre elementi fortunatamente controbilanciati dalla buona performance dell’export e degli indicatori sulla salute finanziaria delle Pmi – 58,2 a febbraio – inferiori alle stime (58,4), ma ai massimi dal 2006. 

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