Stamane, quando gli uscieri del Palazzo San Giacomo hanno riaperto il portone, nel Municipio di Napoli sono entrati dipendenti, politici, portaborse e galoppini, tutti col punto interrogativo stampato in fronte: «Ma la giunta c’è ancora? O aspettiamo il commissario?».
Il giorno più lungo per Rosa Russo Iervolino, iniziato con un addio pubblico alla poltrona di sindaco, un «congedo con disonore» determinato dalle dimissioni in massa di 31 consiglieri comunali (esponenti del centrodestra e transfughi di vario partiti) si è però tramutato in un pasticciaccio brutto di notai, deleghe, firme. Che ha ricoperto di ridicolo una città già colma d’altro.
Giovedì sera il prefetto di Napoli ha sbaragliato ogni convinzione, respingendo al mittente le dimissioni dei consiglieri: «Irregolarità formali, è tutto da rifare». «Le ripresenteremo» dicono subito dal centrodestra, ma non è così facile. In quelle ore è successo qualcosa. Chi ha tradito il sindaco non è pronto a rifarlo.
Un passo indietro. La caduta di Rosetta Iervolino aveva determinato un’accelerata violenta sui candidati a sindaco di Napoli. Subito dopo la conferenza stampa d’addio del sindaco, il Partito Democratico spingeva sul prefetto Mario Morcone quale candidato unitario. Questo, dopo il disastroso esito delle primarie vinte dall’europarlamentare Andrea Cozzolino ma congelate sine die a causa di irregolarità mai dimostrate. «Morcone? Io lo appoggio però datemi una foto che manco lo conosco di faccia»: con questa feroce battuta uno dei consiglieri comunali nella riunione Pd ingoiava l’amara pillola di un “sacrestano straniero” più che di un papa. Invece in casa Pdl l’iter è stato come al solito più drastico: Silvio Berlusconi ha convocato a Palazzo Grazioli Gianni Lettieri, ex presidente degli Industriali di Napoli, più volte papabile candidato e l’ha investito della nobile missione: espugnare l’ultimo fortino del centrosinistra partenopeo: il Comune.
Mai sottovalutare le conseguenze della burocrazia, però: appena si è diffusa la notizia dello stop prefettizio alle dimissioni dei trentuno, l’alleanza anti-Iervolino ha iniziato a scricchiolare. La chiave di volta è tutta a centro: nell’Udc di Pierferdinando Casini e Ciriaco De Mita. Il primo nient’affatto convinto di dover favorire la cacciata di Rosetta e così fare un piacere al Pdl; il secondo invece ancora convinto di dover abbattere l’ultimo bastione di centrosinistra napoletano, lo stesso che gli fece far fagotto dal Pd. Nel mezzo di questa tempesta ci sono alcuni consiglieri centristi che ora rappresentano l’ago della bilancia di un eventuale dimissione-bis. Cosa decideranno? Le previsioni, visti i capovolgimenti di fronte e i colpi di scena, sono difficili. Però oggi alle 16 Rosetta Iervolino ha convocato la sua giunta per approvare provvedimenti di ordinaria amministrazione: segno che si sente sicura di restare in sella fino alle elezioni di maggio. Quest’ottimismo sarà smentito nelle prossime ore?
Un dato politico è certo: la figuraccia del Partito Democratico con le primarie è stata riequilibrata con l’analoga figuraccia Pdl delle dimissioni firmate (male) dal notaio. Dunque uno a uno e palla al centro: chi segna per primo va al timone della terza città d’Italia.