Si dimette il gran censore della finanza europea. Secondo quanto si legge sul quotidiano economico tedesco Handesblatt, Olli Rehn, attuale commissario europeo per gli Affari economici e monetari, avrebbe intenzione di candidarsi in vista delle elezioni in Finlandia, nel 2012. Rehn, come si legge sul sito di Handelsblatt, non avrebbe ancora ufficialmente formalizzato la sua rinuncia alla poltrona comunitaria, ma fonti interpellate dal giornale spiegano che «non è impossibile che lo farà presto». Curiosamente, la notizia arriva proprio nel giorno in cui la Commissione Ue non ha approvato la riforma che di fatto vietava la vendita allo scoperto dei Cds (Credit default swaps) sugli Stati sovrani, derivati che funzionano come assicurazioni contro il rischio di fallimento di un’emittente. Una vittoria per la lobby dei banchieri europei.
Secondo fonti interne alla Bce, tuttavia, la vera ragione dietro alla decisione di Rehn sarebbe una differenza di vedute con l’attuale numero uno di Eurotower, Jean-Claude Trichet, legata alle dichiarazioni rilasciate ieri dal commissario finnico: «La questione oggi e domani è quella della sostenibilità e perciò ritengo che sia opportuno ridurre i tassi d’interesse pagati da Grecia e Irlanda», aveva sottolineato Rehn a margine di un evento in Lussemburgo, aggiungendo che: «In questo contesto è importante anche guardare alle scadenze del debito in modo da oltrepassare la gobba del 2014 e 2015, cosa che contribuisce alla sostenibilità del debito».
Parole che non sono per nulla piaciute per nulla a Berlino e che inevitabilmente stridono con la moral suasion di Trichet, e che inevitabilmente aprono scenari impensati fino a pochi istanti fa proprio sulla successione del francese ai vertici della banca comunitaria, dove Mario Draghi risulta essere in pole position. Sfumata l’investitura del numero uno della Bundesbank Axel Weber, che ora – stando al Wall Street Journal di oggi – andrà a insegnare a Chicago, potrebbe spuntare, secondo Handesblatt, il nome di Erkki Liikanen, attuale presidente dell’istituto centrale finlandese. Una possibilità che deriva dalla normativa europea, che non prevede posizioni di vertice di due connazionali nell’Unione monetaria europea.
Olli Rehn, 61 anni e una popolarità notevole dalle parti di Helsinki – ebbe un ruolo attivo nell’ingresso del Paese in Europa nei primi anni ’90 – è membro della Commissione Ue dal 2004, dal febbraio dell’anno scorso a capo degli Affari economici e monetari. Nei confronti dell’Italia, Rehn ha sempre avuto un rapporto particolare. Poco più di una settimana fa, esattamente il primo marzo scorso, risale il suo ultimo monito sui conti pubblici italiani: il Paese, aveva detto Rehn, deve contemporaneamente «ridurre l’alto debito pubblico e avviare riforme strutturali per poter crescere di più» e «preservare la fiducia degli operatori economici e dei mercati finanziari». Durante quell’occasione, tuttavia, aveva ricordato di avere sempre avuto un «buon dialogo» con Giulio Tremonti.